Larghe intese, porto e imprese nello sprint fra candidati
TRIESTE. La grande coalizione si affaccia all’orizzonte. Per la prima volta, nell’imminenza del voto, i candidati del centrosinistra, del centrodestra e del M5s per il parlamento si sono incontrati in un unico dibattito, ieri a Trieste. L’appuntamento, organizzato dall’Ande, si è svolto in una sala affollata dell’hotel Savoia. Nel caleidoscopio di temi trattati, anche la possibile configurazione della prossima coalizione ampia di governo, cui quasi tutti paiono esser rassegnati.
All’incontro hanno partecipato i candidati del Movimento 5 Stelle Viviana Dal Cin e Pietro Neglie, Debora Serracchiani per il Pd e sempre dal versante del centrosinistra Riccardo Illy (che ha sottolineato il suo ruolo di indipendente), Renzo Tondo di Noi con l’Italia, Laura Stabile di Forza Italia.
Quando il moderatore Emilio Terpin ha chiesto quali fossero le forze con cui i candidati consideravano impraticabili le larghe intese, Serracchiani ha risposto: «Ci sono formazioni estremiste e fasciste con cui non considero praticabile il dialogo. Queste contaminazioni ci sono anche in parte del centrodestra. Mi incuriosisce la Lega, in cui trovo un Matteo Salvini a trazione estremista, ma anche leghisti di governo come i governatori Roberto Maroni e Luca Zaia, con cui ho avuto modo di collaborare in questi anni». Tondo ha dichiarato la sua disponibilità a collaborare «per il bene del Paese»: «Ma per quanto mi riguarda sarei preoccupato di vedere il M5s al governo».
Neglie ha dichiarato: «Il problema è la credibilità. In una situazione come quella italiana, non possiamo considerare di collaborare con partiti che abbiano in lista candidati con problemi con la giustizia. Non capisco poi Salvini, che un giorno tende la mano a Casapound e il giorno dopo la ritira, vista la reazione dell’opinione pubblica».
Illy ha affermato: «Ho rispetto per tutti quelli che si riconoscono nei diritti dell’uomo, nei valori europei e nella Costituzione. Non voterei la fiducia a un governo che includa esponenti di una formazione che in passato ha chiesto il referendum per l’uscita dall’euro, la decrescita felice o l’abrogazione di riforme, come quella previdenziale, che hanno evitato la bancarotta del Paese».
Per Stabile «bisogna concentrarsi sugli interessi delle persone e non sui cambi di casacca».
Ma il dibattito ha toccato molti altri temi, a partire da quel che un parlamentare può fare per rilanciare il Fvg. Neglie ha dichiarato: «La politica di sviluppo del Paese deve andare di pari passo con quella delle Regioni. Il valore per me è la sicurezza, intesa non come lotta alla microcriminalità o all’immigrazione come qualcuno sostiene, ma come possibilità per le persone di godere dei frutti del loro lavoro. Serve la tutela del risparmio e il rilancio delle politiche industriali». Dal Cin ha posto l’accento sull’importanza della cooperazione internazionale e sull’ipotesi antica di un «centro finanziario e assicurativo internazionale in Porto vecchio» a Trieste.
Per Serracchiani l’obiettivo è trasferire a Roma le politiche di sviluppo avviate in Regione: «Il porto di Trieste e Monfalcone, unito agli interporti regionali e alla chance unica del Porto franco, crea una possibilità di crescita unica nell’Ue. Per sfruttarla servono atti concreti, come ad esempio lo sdoganamento delle merci nei nostri porti».
Tondo ha posto l’accento sulle Pmi: «Una parte importante delle nostre imprese regionali è in mano alle multinazionali. Bisogna rafforzare i distretti radicati sul territorio, con i quali non si rischiano delocalizzazioni. Buona parte delle possibilità di sviluppo, anche a Trieste, passa dalle piccole e medie imprese».
Stabile (che ha risposto con pervicacia parlando di sanità a quasi tutte le domande) ha dichiarato: «Io mi occupo di sanità, e il mio primo impegno sarà la difesa del servizio pubblico. Il sovraffollamento degli ospedali è il risultato del progressivo definanziamento del sistema sanitario pubblico e dei tagli. Bisogna inoltre tutelare la qualità delle cure, dando valore alle professioni, ora impoverite per contenere i costi».
Illy ha elencato «i vantaggi competitivi» del Fvg: «Le comunità linguistiche, la posizione geopolitica, gli istituti universitari e di ricerca, le bellezze naturali. Abbiamo già un’economia equilibrata, da sviluppare ulteriormente: per farlo bisogna combinare industria e ricerca, sostenere i servizi, il commercio, l’agricoltura e le attività culturali. Non ultima la logistica: se pensiamo al bisogno di sbocchi della Russia, il nostro potenziale è straordinario».
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