L’Area di ricerca “muove” 50 milioni
La perifericità rispetto al centro cittadino finisce col celarne la rilevante portata statistica: nel perimetro dell’Area di ricerca, con i due campus di Padriciano e di Basovizza (cui si aggiunge quello goriziano), operano 2500 addetti, inseriti nelle 97 realtà “residenti”, 89 delle quali sono imprese private e 8 sono invece centri di ricerca pubblici.
Il fatturato dell’ente, dove lavorano 140 dipendenti, muove tra i 22-24 milioni e, secondo una stima assai prudenziale, genera un indotto di analoga caratura: in sostanza, l’Area di ricerca crea un giro d’affari annuo calcolabile in perlomeno 50 milioni di euro. Il valore delle partecipazioni, detenute dall’Area nelle società ospitate, è pesato in 800 mila euro. L’ente gestisce 10 milioni annui in progetti finanziati da fondi “competitivi” (Unione europea, Stato, Regione Fvg). È presente con propri “presidii” in Basilicata e in Calabria. L’Area è azionista di controllo del Sincrotrone con il 54%. Un’altra importante partecipazione riguarda il Cbm (Cluster in biomedicine).
La “vecchia” Area, nata nel 1978, sta gradualmente evolvendo missione e vocazione: sorta come piattaforma logistica della ricerca, adesso vuole soprattutto creare imprenditoria di qualità che, a corto di finanza come ogni start-up che si rispetti, trova a Padriciano 36 mesi di habitat protetto, per crescere forte e sana, prima di spiccare autonomo volo. Friulia e Regione supportano questa attività di “incubazione”. La “mortalità” aziendale viene considerata bassa ma non è quantificata.
Ma anche sul versante dimensionale la “nuova” Area rinfresca l’approccio strategico: servono 4-5 aziende trainanti, in grado di esercitare una funzione stimolante e aggregante nei confronti delle piccole realtà. Energia, mobilità, nuovi materiali sono gli ambiti che si ritiene abbiano più chance per attrarre l’attenzione di grandi player.
Le prospettive dell’Area sarebbero ancor più rosee se aiutate dalla clemenza dei trasporti: agli investitori non sfugge la carestia di treni e aerei, tantomeno che andare/venire in taxi tra città e Padriciano implica una ricevuta pari a 52 euro.
Su un totale di 94 mila metri quadrati a sua disposizione, l’Area ne può effettivamente gestire 64 mila, 61 mila dei quali è già occupato: quindi, l’ente, per quanto riguarda la potenzialità espansiva, è prossimo alla saturazione.
I rapporti con l’Università? Buoni ma migliorabili. I rapporti con il Bic? Buoni ma migliorabili. I rapporti con Friulia? Buoni ma migliorabili.
Ieri mattina nella sala dedicata a Fulvio Anzellotti, il neo-direttore dell’Area, Stefano Casaleggi, ha così esposto le linee portanti sulle quali viaggia il parco scientifico triestino. Ingegnere elettronico, manager in grandi gruppi prima e piccolo imprenditore dopo, 53 anni, Casaleggi è giunto alla guida operativa dell’ente nove mesi fa. Ad ascoltarlo ieri a Padriciano c’erano i consiglieri comunali che partecipano alla III commissione, presieduta da Manuel Zerjul (Pd). Numerose le domande poste - in ordine di apparizione - da Camber (FI), Decarli (Lista civica Cosolini), Patuanelli (M5s), Ravalico (Pd), Truglio (Pd), Gerin (Sel), Giorgi (Pdl), Andolina (Fds).
Casaleggi ha inoltre spiegato che le attività svolte in Area, in coerenza alla scelta multi-settoriale, tendono a convergere verso su 5 grandi raggruppamenti: energia-ambiente, fisica-nanotecnologie, informatica-elettronica-tlc, scienze della vita, servizi qualificati. Nel quinquennio 2008-13 il progetto “Innovation Factory” ha consentito il vaglio di 229 idee imprenditoriali, ha permesso di “incubare” 27 gruppi, ha creato le condizioni che hanno permesso la costituzione di 11 società. E ha fatto sì che i partner industriali recassero 1,5 milioni di risorsa privata.
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