L’appello per la stagione sciistica in regione: «Certezze su partenza o ristori»
TRIESTE C’è la neve, ma non si può sciare. E mancano pure certezze su quando sarà possibile farlo. «Dipende dall’andamento della pandemia», dice Sergio Bini, l’assessore regionale al Turismo che ha firmato con i colleghi dell’arco alpino una nota congiunta in cui si chiede al governo una data certa per la partenza della stagione e, nel caso di perdurante stop, ristori «adeguati». Il balletto continua. Roma scrive le regole, i territori fanno una proposta, gli esperti della capitale non si accontentano.
Il Comitato tecnico scientifico, presa visione del protocollo presentato dalle Regioni, ha suggerito modifiche, in particolare indicando delle limitazioni agli impianti di risalita. Nel dettaglio, si chiarisce che sulle seggiovie si potrà salire al 100% dei posti disponibili, ma con obbligo di indossare la mascherina chirurgica o di comunità e il divieto di abbassare la calotta antivento, ove presente. Nel caso però di peggioramento delle condizioni meteo, con calotta necessariamente da abbassare, si dovrà scendere al 50%. Quanto agli impianti chiusi, cabinovie e funivie, il 50% di riempimento è il tetto massimo. E sempre il Cts, rilevato che nel protocollo delle Regioni manchino «previsioni relative alla gestione dei flussi per il controllo dello skipass o di altre tipologie di titoli di accesso», sottolinea come sia necessario «un sistema di prenotazione che possa consentire una gestione strutturata del numero di utenti che possono effettivamente accedere ai comprensori sciistici e ai relativi impianti di risalita in ogni singola giornata, anche attraverso il coordinamento non solo, come già previsto, con i rappresentanti di categoria e le autorità sanitarie competenti, ma anche con i rappresentanti delle strutture ricettive». Misure idonee a «evitare assembramenti e a ridurre le occasioni di contatto in tutte le realtà in cui la verifica del titolo di viaggio non possa essere svolta con modalità contact-less, soprattutto nei prevedibili momenti di maggiore afflusso».
Un intervento che gli assessori non hanno gradito. Non a più di un mese dall’approvazione delle linee guida per l’apertura degli impianti sciistici in Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. «Di fatto ci equiparano al Tpl – osserva Bini –. Prendiamo atto, ci adoperiamo a correggere la nostra proposta, ma il governo deve darci certezze su data di apertura e ristori significativi».
Il Fvg è pronto per il 7 gennaio? «Assolutamente sì», assicura l’assessore regionale. Ma pure lui, con i colleghi Daniel Alfreider (Bolzano), Roberto Failoni (Trento), Luigi Giovanni Bertschy (Valle d’Aosta), Martina Cambiaghi (Lombardia), Federico Caner (Veneto) e Fabrizio Ricca (Piemonte), ha più di un dubbio: «Più tempo passa più la data di apertura del 7 gennaio scritta nel Dpcm si trasforma in una colossale presa in giro. La montagna ha bisogno di tempi lunghi per potersi organizzare, non si può pensare di continuare a illudere imprese e lavoratori quando lo stesso Cts e vari esponenti politici hanno già ribadito più volte la volontà di non aprire gli impianti il 7 gennaio». —
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