L’appello dei leader religiosi: «Per CasaPound città deserta»
TRIESTE «Una lettera aperta alla cittadinanza e alle istituzioni, non per opporsi alla manifestazione indetta da CasaPound a Trieste per il prossimo 3 novembre, ma per far riflettere la popolazione sul clima che si respira nella società di oggi». È il messaggio lanciato ieri nell’incontro organizzato nella biblioteca della Sinagoga al quale hanno preso parte i rappresentanti delle comunità ebraica, cristiana (delle diverse confessioni), musulmana e buddista.
I rappresentanti religiosi hanno firmato una nota comune pensata come grido d’allarme sull’escalation di ideologie che in passato sono state causa di odio e discriminazione, e invito a tenere alta l’attenzione sul corteo organizzato dall’associazione di estrema destra. «Non c’è alcun fine politico dietro a questa nostra dichiarazione congiunta – sottolineano tutti i rappresentanti delle comunità religiose -. Il nostro è solo un dovere etico teso a ricordare il passato doloroso vissuto da questa città, che più di altre è stata testimone delle ideologie catastrofiche del Novecento».
Richiamandosi ai principi della Costituzione italiana, come si legge nella nota, ma ricordando anche i punti fondamentali presenti nella Carta dei doveri promulgata nel 1998 dall’International council of human duties e dall’Università di Trieste, i rappresentanti dei vari culti presenti in città chiedono «che sia rispettata la dignità umana, emanazione delle diversità etniche, culturali e linguistiche», dicendosi «preoccupati per l’acuirsi di manifestazioni di razzismo e intolleranza in tutta Italia e in Europa, fenomeno che potrebbe portare ad un rinfocolamento di odi razziali e discriminatori che ricondurrebbero la nostra società indietro di 80 anni, a quel 1938 che fece di Trieste il megafono attraverso il quale il fascismo rese pubbliche le odiose le leggi razziali». L’allarme lanciato da tutte le associazioni religiose parte quindi dal passato per evitare che il pericolo si riverberi nel futuro attraverso «l’avvelenamento delle nuove generazioni con ideologie che nulla hanno a che vedere con l’armonia e l’unità di tutti i popoli».
«Il senso di questa lettera - ha sottolineato il rabbino Alexander Meloni - è quello di fare un appello morale ed etico alla cittadinanza, andando oltre a quelli che possono essere le appartenenze politiche, e sono quanto mai felice che a questo appello abbiano risposto presente tutti i rappresentanti religiosi della città». Non manca infatti proprio nessuno fra i firmatari di questa nota comune, composta congiuntamente da tutte le rappresentanze religiose: da quella cattolica alla buddista, passando per i rappresentanti dei culti cristiano - ortodossi a quelli evangelico - protestanti. Ne ha condiviso i concetti cardine anche la comunità islamica attraverso il proprio imam, Nader Akkad, assente alla conferenza a causa di impegni teologici in Medio Oriente.
Il pensiero del rabbino è ancora una volta espressione di tutti i convenuti: «Siamo consapevoli che il diritto di manifestare è sacrosanto ed è un diritto che vale per tutti, riteniamo però che l’autorizzazione di una manifestazione a CasaPound proprio nel giorno dedicato al santo patrono della città sia stato un atto di cattivo gusto da parte delle istituzioni». Come rispondere dunque? «Non con una contromanifestazione che rischia di fare pubblicità e dare risalto al corteo di CasaPound e che a mio avviso deve rimanere su di un piano secondario, quasi aneddotico. Più che una contromanifestazione - conclude Rav Meloni -, la città deve farsi deserta: dove passano loro non c'è Trieste».
«Noi cattolici in quel giorno andremo a San Giusto per un momento di preghiera che riguarda la nostra identità della chiesa cattolica - ha affermato don Ettore Malnati, vicario del vescovo per il Laicato e cultura - rispettare questo giorno, un giorno di festa per tutti coloro che sentono l'identità di Trieste. Non rispettarlo significa violentare il senso civico e religioso e mi rammarica che le istituzioni non abbiano avuto questa attenzione».
Il riferimento va indirettamente al via libera al corteo di CasaPound concesso dal prefetto Annapaola Porzio che, di fronte alle polemiche sorte attorno alla presenza del movimento di estrema destra in città il 3 novembre, aveva chiarito che «finché siamo in democrazia non si può decidere chi può sfilare o meno». La manifestazione però non si svolgerà nelle vie del centro cittadino, ma in un percorso blindato attraverso rioni maggiormente periferici. Un allontanamento dal centro dovuto, come sottolineato dalla stessa Prefettura, a motivi di sicurezza, in quanto sabato 3 novembre entreranno nel vico i preparativi per la visita che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella compirà in città il giorno successivo. —
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