L’appello ai cittadini: «Tutti uniti in piazza per salvare la Wärtsilä di Trieste»

Giovedì la manifestazione promossa dai sindacati

Diego D’amelio

TRIESTE Oggi (giovedì 21 luglio) i lavoratori delle industrie triestine in crisi testeranno la forza della propria protesta e la condivisione da parte dei triestini. I sindacati hanno proclamato il presidio in piazza Unità a partire dalle tre di pomeriggio. La commissione del Senato ha rinviato la visita a Trieste, presa tra incendio e crisi di governo, ma la manifestazione si farà ugualmente.

Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Usb chiamano i cittadini in piazza, dove sono attesi i lavoratori di Wärtsila, Flex e Principe, accanto ai dipendenti delle ditte dell’indotto e alle rappresentanze dei portuali, che hanno proclamato un’assemblea in piazza Unità. Ci sarà il sindaco Roberto Dipiazza, ci saranno i vertici di Confindustria e tutte le forze politiche da destra a sinistra.

La solidarietà cittadina dirà molto di ciò che la protesta potrà ottenere nei prossimi mesi, mentre solo per Wärtsila i sindacati parlano di 850 posti di lavoro in fumo tra dipendenti diretti e indotto. E se pare incerto anche il futuro di ciò che rimarrà dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, alla Flex sono 280 i licenziati (metà del totale) e 50 se ne contano per la chiusura dell’ex Principe.

I sindacati hanno chiamato Trieste in piazza e rinnovano l’invito. Per la Cgil, Michele Piga chiede la presenza di «lavoratrici e lavoratori, pensionati e giovani per sostenere le vertenze e rilanciare un’idea di politica economica che protegga i lavoratori. Bisogna rilanciare la presenza dell’industria, garantire le produzioni e tutti i posti di lavoro: non si dismette niente». Luciano Bordin chiede a nome della Cisl «a tutti i cittadini di partecipare al presidio. La procedura di licenziamento va fermata. Si investa per potenziare lo stabilimento, si dia conto delle falsità con cui l’azienda, che ha sempre negato qualsiasi piano di chiusura, ha gestito l’annuncio». Il segretario della Uil Matteo Zorn definisce «inaccettabile la rinuncia alla nostra Grandi motori. La situazione è estremamente preoccupante ed è collegata al declino demografico. Stiamo tutti uniti per il bene di Trieste: abbiamo bisogno di tutti in piazza». Sasha Colautti (Usb) evidenzia che «la partita della crisi industriale di Trieste parla del futuro del Paese, di come si produce e in che modo, di dove l’intervento diretto dello Stato nell’economia serva a tutelare il sistema Paese dalla spregiudicatezza di multinazionali senza scrupoli».

Porterà la sua solidarietà ai lavoratori il sindaco Dipiazza, che manifesta «la vicinanza e l’impegno dell’amministrazione assieme alle altre istituzioni per trovare soluzioni contro questa assurda decisione». Da subito con le maestranze anche il presidente di Confindustria Michelangelo Agrusti: per gli industriali sarà in piazza la vicepresidente Michela Cattaruzza. «Non molliamo la presa», incita Agrusti. Traversale l’appoggio della politica, dal Pd al M5s, dalla Lega a Fdi.

Il Comitato di lotta Fim-Fiom-Uilm “Wärtsilä: Trieste non si tocca” continua intanto a organizzare i turni del presidio al cancello, assicurando una rotazione che permetta di «continuare la lotta per lungo tempo». I sindacati apriranno una piattaforma online per permettere ai lavoratori di prenotarsi. Introdotto anche il blocco degli straordinari in tutti i settori della fabbrica, impiegati inclusi: «A chi ancora non l’avesse capito – scrive il Comitato di lotta – ricordiamo che la corporation sta chiudendo l’intero plesso e che i 450 esuberi sono solo l’inizio. Chi collabora con il nemico è un traditore». Parole più che eloquenti del clima che si comincia a respirare a Bagnoli.

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