Lapidi, targhe e monumenti: a Trieste scatta l’operazione decoro
TRIESTE Il Novecento, il secolo breve, ha soggiornato a lungo a Trieste. E così la città di frontiera per eccellenza (o del nessun luogo, secondo la definizione di Jan Morris) è disseminata di monumenti e cippi commemorativi, spesso vittima di degrado o di atti di vandalismo. Un affollamento che ha costretto l’amministrazione comunale a mettere in cantiere per il 2020 un piano di interventi di pulitura dei monumenti commemorativi situati nel territorio di Trieste e provincia per una spesa complessiva di 86.092 euro, importo finanziato dalle alienazioni di immobili, mobili, terreni.
Il 5 agosto scorso è stato approvato il Protocollo d’intesa tra il Comune e la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia. E ora si può avviare una gara d’appalto con procedura negoziata per affidare a un’impresa specializzata gli interventi previsti nel corso di quest’anno su monumenti, cippi o lastre di pietra commemorative. Il protocollo tra Comune e Soprintendenza precisa che oggetto dell’accordo «è la condivisione delle metodologie da adottare per l’esecuzione di interventi urgenti di pulitura di monumenti commemorativi deturpati da atti di vandalismo». In questo senso si chiede espressamente di procedere all’individuazione del professionista più adatto, possibilmente «un restauratore presente sul territorio locale» abilitato a lavorare su materiali lapidei e manufatti in metallo. Saranno almeno 5 le ditte invitate alla partecipazione alla gara.
Numerosi interventi si concentrano sullo stesso sito o comunque in luoghi prossimi. Ecco alcuni esempi: Foiba 149 sulla strada per Monrupino, cippi Curiel-Haipel-Petrucci-Resistenza nel Parco della Rimembranza sul colle di San Giusto, lapide ai partigiani impiccati in via d’Azeglio nel ’45, lapide e targhe in metallo del poligono di tiro di Opicina affidato di recente all’Anpi. E ancora la targa Foschiatti e la lapide ai Caduti triestini dell’esercito austro-ungarico sul muraglione del castello di San Giusto, la lapide posta sulla facciata del Palazzo Rittmayer a Trieste in via Ghega 12 che ricorda i 50 ostaggi impiccati dai tedeschi il 23 aprile 1944 in segno di rappresaglia per l'attentato compiuto nella mensa militare tedesca, la grande foglia bronzea sul muro del cimitero di Sant’Anna in via dell’Istria 192.
In alcuni casi si tratta di interventi su monumenti veri e propri: come il Nazario Sauro, opera di Tristano Alberti davanti alla Stazione Marittima, il Guglielmo Oberdan scolpito da Attilio Selva davanti al museo del Risorgimento, la stele mariana in piazza Garibaldi firmata da Franco Asco e della tela in pietra bugnata da via Cossetto.
É previsto un intervento anche sulla targa inserita pochi anni fa nella pavimentazione di piazza Unità d’Italia che ricorda la proclamazione delle leggi razziali da parte di Benito Mussolini il 18 settembre 1938.
Il protocollo prevede gli interventi “ammessi” e quelli “proibiti”: sono vietati, per esempio, gli strati pittorici sopra le vernici per cancellare l’imbrattamento, i solventi a rischio di cancellare le vernici spandendole sulle superfici, gli strumenti meccanici tali da svolgere azione abrasiva. —
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