L’antica Tergeste restituisce altri resti a San Giusto

Gli scavi Acegas davanti ai bagni pubblici hanno portato casualmente alla luce un pezzo del Propileo

TRIESTE La riparazione di una perdita d’acqua davanti ai bagni pubblici di San Giusto ha portato alla luce importanti elementi dell’antica Tergeste. Dallo scavo di AcegagApsAmga, che è ancora ben visibile alla fine di via della Cattedrale, è spuntato un vecchio silos di granaglie con dentro un blocco di pietra con un’epigrafe che potrebbe appartenere al Propileo di San Giusto che si trova sotto il campanile e il sagrato della cattedrale (fresco di restauro è stato riaperto al pubblico lo scorso giugno). I propilei erano l’imponente ingresso a un’area sacra, che si suppone contenesse il tempio capitolino.I l Propileo (in greco propylon) di San Giusto, databile intorno al 50 d.C., è un caso unico a Nord di Roma per il livello di conservazione, con basamento, colonne e attico.

Il ritrovamento risale appunto ai recenti scavi nell’ambito dell’intervento di riparazione di una falla della rete idrica nella parte alta di via della Cattedrale, in prossimità della scalinata antistante il piazzale della cattedrale di San Giusto. Nel corso dello scavo si sono così rinvenute alcune strutture archeologiche: subito sotto il selciato stradale è spuntato un imponente muro, forse riconducibile ai sistemi fortificatori tardoantichi della sommità del colle di San Giusto.

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio Fvg, a seguito della segnalazione di Acegas, ha avviato le attività di rilievo e sta coordinando le verifiche necessarie sotto la direzione scientifica del funzionario archeologo Paola Ventura. Acegas ha incaricato a ottobre l’impresa Archeotest di Trieste per la sorveglianza archeologica e gli approfondimenti stratigrafici sotto la direzione di Pietro Riavez.

L’area di scavo è stata ampliata sull’intera via della Cattedrale portando alla luce importanti evidenze archeologiche. «L’approfondimento ha rilevato che il poderoso muro, edificato con orientamento traverso rispetto all’asse viario romano, è impostato su preesistenti strutture, solo in parte per ora messe in luce, ma probabilmente interpretabili come opere di terrazzamento di epoca romana - fanno sapere dalla Soprintendenza -. Le fondazioni del muro individuato poggiano inoltre sui resti di un magazzino di forma circolare di epoca tardoromana, che conservava ancora sul fondo parte dei semi che furono lì custoditi e tracce dell’incendio di un rivestimento in legno».

Ma non basta. «Una volta abbandonato, subito prima della costruzione del grande muro, il silos è stato riempito da frammenti architettonici e da un enorme blocco di pietra squadrato, con cornici scolpite, che riporta tracce di un’iscrizione - spiega la Soprintendenza -. Il blocco proviene con ogni probabilità dalla soprastante area, ove insistono i monumentali Propilei, da poco restaurati e resi nuovamente accessibili al pubblico nella parte inglobata nel campanile della cattedrale di San Giusto, accanto a quella già visibile sotto il piazzale, accedendo dal limitrofo Museo d’Antichità J.J. Winckelmann». Il cantiere di Acegas quindi è destinato a proseguire e non è detto che non riservi altre sorprese. «Le indagini sono attualmente in corso e si prevede di portare in luce l’intero perimetro del magazzino, effettuando analisi paleobotaniche delle sementi, nonché di procedere alla messa in luce del blocco architettonico, per poter svelare il testo dell’iscrizione e procedere al suo consolidamento ed eventuale recupero».—


 

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