L’antica nave romana a Grenoble per il restauro

POLA. La più piccola delle due imbarcazioni antiche di età bimillenaria, o meglio i pochi resti di cui a oggi si compone, è stata impacchettata e caricata su un furgone ed è in viaggio verso Grenoble, nei cui laboratori per 17 mesi sarà sottoposta a un trattamento di recupero e restauro per tornare poi nella località di partenza, dove verrà esposta al pubblico. Il reperto rappresenterà un’importante testimonianza della storia della carpenteria navale in epoca antica da queste parti.
Dai 56 elementi e dalle tre sezioni della chiglia dell'imbarcazione traspare la tecnica di costruzione degli Histri, che per unire le componenti delle barche ricorrevano alla cucitura con l'uso di spago e stoppa. L’imbarcazione, battezzata con il nome Pola 2 ( si pensa che la lunghezza originale fosse di otto metri) era stata trovata assieme alla “Pola 1” (lunghezza originale tra 15 e 20 metri) vicino all'edificio della posta centrale due anni fa, in occasione degli scavi per la posa del nuovo collettore fognario. Per tutto questo tempo gli scafi sono rimasti immersi nella piscina per la desalinizzazione messa a disposizione dal cantiere navalmeccanico Scoglio Olivi, , a poche centinaia di metri dal luogo del ritrovamento.
Come spiegato da Darko Komso, direttore del Museo archeologico dell'Istria, per il recupero a Grenoble è stata scelta l'imbarcazione più piccola, quella che comporta minori problemi di trasporto. Ciò non significa che alla Pola 1 non sarà riservata la stessa attenzione. Al suo recupero, ha proseguitop lo stesso Komso, provederanno le due restauratrici Sandra Sardoz e Monika Petrovic, partite anch'esse per Grenoble per apprendere sul posto la tecnica di conservazione che quindi useranno a Pola. L’intera operazione di restauro a Grenoble verrà a costare 26mila euro erogati in parti uguali dal ministero croato della Cultura e dalle casse del Museo archeologico.
Komso si è quindi soffermato su un problema per il quale al momento non si intravede la soluzione. Si tratta dello spazio espositivo in cui collocare le due imbarcazioni una volta restaurate, ma anche i 300 oggetti trovati sui rispettivi scafi: vasellame intatto, resti di conchiglie, pinoli, pesche, cereali, cuoio, frammenti di marmo e altro segno che le imbarcazioni venivano usate per il trasporto di derrate alimentari, soprattutto pinoli, come dicono gli esperti. Per Komso si potrebbe andare anche oltre: sulla base dei resti, si potrebbero costruire delle repliche delle due navi da usare a scopi turistici nel porto di Pola. (p.r.)
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