Lanciò un’accetta contro il fratello in casa a Sistiana: chiesto il giudizio per il monfalconese Sandrin
TRIESTE La Procura ha chiuso le indagini su Paolo Sandrin, il cinquantanovenne originario di Monfalcone che lo scorso 11 gennaio aveva tentato di uccidere il fratello lanciandogli addosso un’accetta. L’episodio era avvenuto nella villetta familiare di Sistiana. L’arnese non era finito sulla testa del malcapitato soltanto grazie alla prontezza di un carabiniere che era riuscito a spostare repentinamente la vittima. L’attrezzo aveva invece colpito il braccio del fratello, senza però causare ferite gravi.
Il pm Federico Frezza ha chiesto il rinvio a giudizio di Sandrin. L’uomo è accusato di tentato omicidio aggravato. Mercoledì 31 marzo è in programma l’udienza preliminare davanti al gup Luigi Dainotti.
I fatti sono stati ricostruiti con precisione durante l’indagine anche grazie alle testimonianze dei poliziotti e dei carabinieri presenti sul posto.
Le forze dell’ordine erano infatti intervenute nell’abitazione di Sistiana per sedare una violenta lite tra Sandrin e l’anziana madre convivente, una ultraottantenne con problemi di salute. Quel giorno, come confermato dal fratello, l’uomo era molto alterato: aveva bevuto e si era messo a urlare e a minacciare. Non era affatto la prima volta che succedeva. E spesso c’era l’alcol di mezzo. Ma la madre quel giorno aveva chiamato la polizia.
Alla vista dei poliziotti e dei carabinieri, Sandrin si era nascosto nella cantina sottostante alla villetta barricandosi dentro e spegnendo la luce. Gli agenti del Commissariato di Duino, affiancati dai militari della Stazione di Aurisina, temendo un gesto sconsiderato del cinquantanovenne, avevano tentato di convincere l’uomo ad aprire. Anche il fratello aveva provato a farlo calmare. «Dai, vedrai che tutto si sistemerà... dai apri...».
Ma all’improvviso Sandrin aveva afferrato un’accetta dal deposito degli attrezzi scagliandola sul fratello, oltre il vetro della porta.
Il carabiniere, con una mossa rapida, aveva spostato la vittima evitando che l’arnese potesse colpirla in testa.
Poco dopo le forze dell’ordine erano riuscite a fare irruzione nello scantinato, a immobilizzare e ad ammanettare l’uomo.
Sandrin, difeso dall’avvocato Marina Rizzi del Foro di Trieste, è ora in carcere al Coroneo.
Oltre che di tentato omicidio aggravato è imputato anche di altri reati. Di lesioni, innanzitutto: il cinquantanovenne in effetti aveva ferito il fratello al braccio. Ma dovrà rispondere pure di resistenza a pubblico ufficiale. Prima di nascondersi nel magazzino, l’uomo aveva ricoperto di insulti due poliziotti e due carabinieri. E li aveva anche minacciati di morte: «Vi ammazzo tutti».
Fin qui l’episodio dell’11 gennaio. Ma il pm nella sua indagine ha accertato anche che il cinquantanovenne maltrattava abitualmente sia il fratello che la madre. L’anziana, in particolare, veniva insultata e sottoposta a vessazioni quasi ogni giorno.
Talvolta – così si legge negli atti giudiziari – il figlio sottraeva la stampella che l’ultraottantenne utilizzava per muoversi in casa. Gliela nascondeva, oppure la gettava in luoghi che per la donna, viste le sue difficoltà fisiche, non erano in nessun modo raggiungibili. Un giorno il cinquantanovenne aveva lanciato contro il fratello un pezzo di tronco, ma il legno era rimbalzato su una parete finendo sulla testa della mamma.
Il fratello tentava di difendere la madre dalle incessanti violenze di Sandrin, ma veniva aggredito pure lui. «Vi ammazzo», gridava l’uomo. E mentre urlava si scatenava come una furia contro gli oggetti sistemati in casa. A volte rompendoli, a volte scagliandoli appunto sui familiari. Come ha accertato il pm Frezza durante le indagini, i litigi e le violenze si consumavano in quella villetta di Sistiana ormai da anni, almeno dal 2017. —
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