Lancia un’accetta sul fratello e lo ferisce. Arrestato a Sistiana per tentato omicidio
SISTIANA Si è chiuso nella cantina della sua villetta di Sistiana dopo una furibonda lite con la madre ottantenne. Poi ha afferrato un’accetta sistemata tra gli attrezzi e l’ha scagliata contro il fratello ferendolo al braccio.
Paolo Sandrin, 58 anni, originario di Monfalcone ma residente a Trieste, è stato arrestato dalla polizia. Gli agenti lo hanno immobilizzato e ammanettato dopo aver fatto irruzione nello scantinato. Per placarlo è stato necessario anche l’intervento dei carabinieri.
Santin, ora in carcere al Coroneo, è un pluripregiudicato che negli anni Ottanta aveva assassinato una persona durante una rapina a Monfalcone. Ma anche stavolta poteva ammazzare: il pm Federico Frezza ha aperto un fascicolo per tentato omicidio e lesioni personali aggravate.
Le cose potevano andare decisamente molto peggio in quell’abitazione al numero civico 57/A di Sistiana, una villetta monofamiliare che si affaccia sullo stradone che porta a Duino: chi ha assistito alla scena sostiene che Sandrin voleva colpire il fratello Mauro alla testa. Ed è stato solo grazie alla prontezza di un carabiniere se l’ascia è finita fuori bersaglio; il militare, non appena si è reso conto che l’uomo stava lanciando l’attrezzo, con un gesto d’istinto è riuscito a scansare la vittima. L’arnese, per un soffio, è finito poco sopra la mano del malcapitato. Il taglio fortunatamente non è grave.
C’è dunque un antefatto che ha portato il pluripregiudicato a tirare l’accetta. Sandrin, poco prima, aveva litigato pesantemente con la mamma, un’ottantottenne con problemi di salute. L’uomo aveva bevuto. Era ubriaco. E non era di certo la prima volta che in quella casa scoppiavano alterchi del genere. Spesso violenti e dovuti all’alcol. L’anziana madre, come avvenuto già altre volte, ha quindi chiamato la polizia.
Paolo Sandrin, nel frattempo, si è rifugiato nella cantina sottostante. Ha chiuso la porta a chiave e spento la luce. E lì è rimasto per alcuni minuti. Sul posto sono piombati gli agenti del Commissariato di Duino, poi affiancati anche dai carabinieri di Aurisina.
Gli agenti e i militari hanno temuto un gesto sconsiderato dell’uomo. Un gesto autolesionista. D’altronde non voleva saperne di uscire da quello scantinato al buio.
Anche il fratello Mauro ha cercato di convincere Paolo a calmarsi e ad aprire. «Dai... vedrai che tutto si sistemerà... dai apri...». Ma niente. È in quel momento che il cinquantottenne ha preso l’accetta e l’ha scagliata oltre il vetro.
Il carabiniere, con una mossa rapida, ha spostato la vittima evitando che l’arnese finisse sulla sua testa. L’esito sarebbe stato tragico, come si può immaginare.
Adesso Sandrin è in carcere. Ieri mattina è stato interrogato dal gip Massimo Tomassini.
I magistrati che si stanno occupando del caso hanno fatto un po’ di ricerche sul conto del cinquantottenne. Su di lui pesano ben 13 condanne. L’ultima, per una vicenda di spaccio e che ha comportato all’uomo una pena di un anno e otto mesi, è del 2016. Ma la vicenda più grave risale alla notte tra il 16 e il 17 aprile del 1984: Sandrin, allora ventiduenne, si era introdotto in un’abitazione di via San Polo 81, a Monfalcone, assieme a due minorenni. Volevano rubare. Il giovane si era arrampicato sul terrazzo. Aveva stordito il proprietario della casa colpendolo con un tubo in ferro. Dopo averlo trascinato nella stanza al piano terra, gli aveva legato le mani usando il cavo del telefono. Per uccidere la vittima si era servito di un posacenere di vetro, spaccandoglielo in testa. E con una coperta di lana, avvolta in faccia, aveva fatto il resto. I ladri si erano portati via 140 mila lire. —
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