L'ANALISI «Il Cavaliere e il Professore vivono in perenne ritardo»
ROMA. «Il Papa, gli arresti, Sanremo. Senza questi tre elementi è impossibile immaginare l’Italia del dopo voto. Sono anche più importanti della campagna elettorale». Carlo Freccero, il più intellettuale degli alti dirigenti Rai - dirige Rai 4, dopo aver guidato in passato il secondo canale e prima ancora essere stato un uomo di punta di Fininvest e della tv francese - sceglie sempre punti di vista che non t’aspetti per leggere la realtà: perché il suo compito, spiega, non è seguire i fatti ma decrittarli nel più vasto campo dell’immaginario.
Il Papa, dunque. «Le sue dimissioni - dice Freccero - sono state uno shock terrificante, quasi paragonabile alla caduta del Muro di Berlino. Una vera frattura nei millenni. Esse dimostrano come sia diventato difficile, se non impossibile, gestire il potere con le lotte che comporta, con le ansie che procura. Nemmeno il Papa, vicario di Cristo, con lo Spirito santo al suo fianco, ci riesce... figurarsi la politica! Ormai l’unico potere che conta è quello economico in capo alle banche, soprattutto se parlano tedesco. A tal riguardo trovo di incredibile potenza simbolica il fatto che il nuovo capo dello Ior sia un tedesco».
L’altro elemento forte è l’ondata di arresti che sta investendo il mondo economico italiano. Riflette Freccero: «L’impressione è che si sia innescato un meccanismo destinato a presentarci sempre nuovi e più gravi episodi di corruzione. Io non credo che sia una nuova Tangentopoli, più probabilmente siamo in un punto sanguinante di un fenomeno che non si è mai interrotto».
Cosa c’entri il festival di Sanremo, è presto detto. «Sul palcoscenico dell’Ariston non è semplicemente passata una gara canora, ma una precisa immagine dell’Italia. L’Italia perbene e un po’ perbenista, l’Italia fuori dal Parlamento, l’Italia degli omosessuali che si sposano come in un qualsiasi Paese civile, l’Italia dei migranti integrati, l’Italia dei campioni come Baggio. Insomma un’Italia meno ottusa e più europea, un’Italia in cui non ci sono più Giovanardi, o Storace, o Binetti, ma si parla di diritti delle donne, dell’amore vissuto con maturità. Insomma, a Sanremo tirava un’aria nuova, l’anticipo di un voto che sarà di protesta e di emancipazione. Ne beneficeranno Grillo e il centrosinistra».
La campagna elettorale continua intanto con le sue schermaglie. Soprattutto tra Monti e Berlusconi. «Ma proprio nei loro battibecchi - sostiene Freccero - i due evidenziano quanto siano “stonati”, fuori tempo. Sembrano rimasti a dieci giorni fa, a prima che il Papa rinunciasse, a prima degli arresti. Vivono in perenne ritardo, e non so se recupereranno di qui al voto».
A Freccero, che insegna all’università il linguaggio audiovisivo e al medium ha dedicato il suo recentissimo saggio “Televisione” per Bollati Boringhieri, chiediamo un giudizio sui principali attori di questa tornata elettorale. Monti: «L’uomo del sacrificio e del rigore è un professore non preparato. Ma in fondo è scusabile, perché ha avuto poco tempo per imparare. Ma ora ha capito che deve pestare su Berlusconi, che è lì che ci sono voti per lui». Berlusconi: «Fino alle dimissioni del papa è stato perfetto. In una campagna elettorale che coincideva col Carnevale, ho sfoggiato la sua bravura superiore nella politica spettacolo. Ma con la Quaresima, ulteriormente gravata dal potente gesto di Ratzinger, il suo show è diventato di colpo insopportabile». Bersani: «Ha recuperato il ruolo che all’inizio gli era stato tolto da Monti. Ma in questo gli ha dato una grande mano proprio il Professore, quando ha iniziato a prendere cani in braccio e a bere birra in tv». Ingroia: «Per lui vale un po’ il discorso di Monti: è partito tardi. Ma qui c’è un ragionamento più sofisticato da fare: perché Ingroia come nessun altro candidato ha un problema serio con una parte del suo elettorato. Lui come i Cinque stelle pensa che il sistema è sbagliato perché corrotto, non perché sia filosoficamente errato, non perché il liberismo non funziona in sé: vuole migliorare il sistema con moralità e legalità, ma non sostituirlo. Italia dei Valori si riconosce in questo, Rifondazione e la sinistra estrema invece vanno oltre, e Ingroia fin lì non arriva. È un problema per lui». Grillo: «Grillo ha un’eccezionale gestione della fisicità: con il suo corpo sempre sudato, sporco, arruffato è la risposta neorealista al corpo iperrealista, pulito, incravattato, incipriato, stirato di Berlusconi. La sua vera alternativa irriducibile. Se Grillo fosse andato in tv, ci sarebbe andato per farle il funerale, perché sa bene che questa sarà l’ultima campagna elettorale in cui avrà potere la tv generalista, la quale finirà esattamente con la Seconda Repubblica. Il domani è il net, e Grillo l’ha capito prima di tutti». Giannino: «Lui è il grillo parlante del fallimento del Berlusconi liberista. Ma si è imposto più come opinionista che come candidato. Sarebbe stato perfetto come spin doctor di Monti».
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