«Lampioni a pastorale illuminazione apprezzata»

Parafrasando con un sorriso la pubblicità: toglietegli tutto, ma non i lampioni. Roberto Dipiazza non ha mai fatto mistero della soddisfazione di avere cambiato, a partire dal 2002, quella illuminazione pubblica che definiva «autostradale» con i lampioni “a pastorale” utilizzati via via nel centro storico cittadino accanto a quelli “a sbraccio”, agganciati ai muri dei palazzi. E dunque, dai sette pali illuminanti di sapore postmoderno comparsi l’altro ieri in via Diaz davanti al museo Revoltella l’ex sindaco si chiama fuori. Perché è vero che i pali, come ha detto l’assessore ai lavori pubblici Andrea Dapretto, sono un’eredità progettuale della giunta Dipiazza. «Ma i fanali da inserire non erano questi poi apparsi», bensì altri, a lanterna, come quelli posizionati per esempio in via San Michele. Ma tant’è: «Ogni amministrazione - precisa Dipiazza - beninteso poi è libera di fare quello che vuole».
L’occasione comunque è buona anche per ribadire il tipo di operazione fatta a suo tempo. Lampioni finto antichi? «Ricordo che i modelli dei nuovi corpi illuminanti erano stati studiati dagli esperti di Comune e Acegas in collaborazione con la Neri», azienda di Longiano (Emilia Romagna) che produce manufatti per illuminazione e arredo urbano in ghisa recuperando forme e materiali antichi, come nel caso in questione dei vecchi pastorali «già presenti ai tempi dell’Austria». E allora «è un lavoro che può piacere o meno, ma che in generale - chiude Dipiazza - è sempre stato apprezzato, anche perché quei lampioni si inseriscono bene nell’insieme del centro storico cittadino», laddove invece in altre aree ne sono stati utilizzati altri modelli.
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