Lampade “made in Trieste” sul set della serie Don Matteo
TRIESTE Lo scorso gennaio si sono accese le luci sulla decima stagione di “Don Matteo”, la fortunata serie televisiva prodotta dalla Lux Vide in collaborazione con la Rai Fiction. Lo sceneggiato a puntate, che va in onda su Rai1 ogni giovedì, vede da quest’anno la partecipazione di una piccola bottega artigianale di Prosecco, che si occupa di arredamento d’interni, la Guelfo Faverio Margoni & Co, alla quale è stato chiesto di fornire una parte della propria produzione di lampade, “La Babajaga”. Le piantane, le lampade e i lampadari della canonica di don Matteo, il parroco della chiesa di San Giovanni di Spoleto interpretato da Terence Hill, sono state infatti ideate e realizzate all’interno del laboratorio artigianale che, dal 2012, si trova nel pieno centro dell’abitato carsico.
Più di quaranta pezzi “made in Trieste” hanno trovato posto in una vetrina d’eccezione, durante la prima serata della rete ammiraglia Rai. Oltre ad abbellire gli interni dell’abitazione del presbitero-investigatore don Matteo, le lampade triestine sono state utilizzate negli spazi della casa del maresciallo dei Carabinieri Nino Cecchini, impersonato dal simpatico Nino Frassica, e di altre location dove sono state girate le quattro puntate andate in onda fino ad oggi, come nel caso della camera d’albergo che nel primo episodio ha ospitato la bella Celeste, interpretata dalla showgirl argentina Belen Rodriguez. «È un grande riconoscimento alle nostre capacità artigianali – spiega Guelfo Faverio Margoni - . Vedere le nostre creature in televisione ci sorprende ed emoziona. Ovviamente non ci perdiamo un solo episodio della serie».
Tutto ebbe inizio negli anni Novanta, quando Gabriella Tripodi, moglie di Faverio Margoni, decise di aprire una piccola bottega artigiana. Tripodi rispolverò l’arte appresa in passato alla corte della maestra Daisy Tudor, una vera e propria autorità nella costruzione dei paralumi, nata nel 1902 e formatasi all’Accademia delle Belle Arti di Vienna. Paralumi e manufatti in ceramica riempirono ben presto lo spazio commerciale di via Foscolo. L’attività negli anni crebbe, costringendo i due coniugi a traslocare in strada del Friuli e successivamente in via Rittmeyer. Risale solo a quattro anni fa, invece, la scelta di trasferirsi a Prosecco, «per uscire dal caos cittadino e per avvicinarci ai tanti clienti che abbiamo sull’altipiano». Nel frattempo la piccola azienda artigianale si è allargata a una terza socia, la giovane Roberta Depase. «Io mi occupo della parte commerciale – precisa Faverio Margoni - , mentre l’ideazione e la produzione artigianale spetta a mia moglie e a Roberta. Le nostre sono produzioni classiche, pezzi unici costruiti con il legno, con pergamene, con carte tinte paraffinate e con ricami a mano».
Articoli che, attraverso il web, vengono acquistati in Italia e anche all’estero. E proprio internet ha fatto conoscere questa realtà artigianale al grande pubblico televisivo. Monica Sironi, scenografa del film “Il peggior Natale della mia vita”, una pellicola del 2012 diretta da Alessandro Genovesi, è rimasta incantata da questa produzione. Siccome “non c’è due senza tre”, dopo il cinema e la fiction “Don Matteo”, sembra che alla bottega di Prosecco stiano guardando con interesse altre produzioni cinematografiche.
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