L'ammiraglio Sancilio lascia Trieste: «Solidarietà, cultura e civiltà, è una città speciale»
TRIESTE Era febbraio 2016 quando l’ammiraglio Luca Sancilio arrivò a Trieste come direttore marittimo del Fvg e comandante della locale Capitaneria di porto. Nato a Pescara nel ’60, prima era stato a capo delle capitanerie di Siracusa, Termoli e Anzio. Lascerà la città il 12 giugno per andare a Roma, al Quinto reparto dello Stato maggiore della Difesa. Gli subentra il capitano di vascello Vincenzo Vitale, che proviene dal Comando generale del Corpo delle capitanerie di Roma.
Si è trovato bene a Trieste?
Trieste non è una città, è un modo di pensare e di vivere totalmente diverso. Il primo giorno in cui sono arrivato qui con mia figlia mi sono fermato in un bar. Ho aperto il Piccolo e ho trovato scritto che ci sarebbe stato un incontro con gli alcolisti anonimi e un altro per padri separati. E ho pensato: ma come, queste cose vengono scritte sul giornale? Altrove non è così. Ho avuto subito un’impressione particolare: questo mondo della solidarietà aveva qualcosa di speciale. Sono rimasto particolarmente colpito anche dagli altissimi livelli di cultura e civiltà.
I triestini rispettano le regole?
Penso a un pescatore che, nel suo scritto difensivo dopo aver pescato in una località non consentita, ringraziava per la sanzione, sottolineando che aveva tre figli e una moglie disoccupata e chiedeva quindi la rateizzazione. Ho trovato un vero rispetto delle regole, che è nel dna delle persone: sono gentili ma non fredde e asettiche, non hanno nulla da invidiare al Sud.
Quali sono state le maggiori difficoltà che ha affrontato qui?
Ho trovato lealtà e rigore, ma ci sono eccezioni pure qui. Quindi, quando c’è chi si comporta diversamente, è più subdolo l’attacco, è più difficile individuarlo.
Qual è stata la linea di condotta che ha scelto?
Tengo moltissimo alla cooperazione di idee. Ho cercato il più possibile di sentire le esigenze del territorio e dei collaboratori per affrontare ogni problematica.
Quali sono le attività di questi quattro anni di cui va più fiero?
La tutela della salute umana con riferimento alle attività di verifica di tracciabilità del pescato, in collaborazione anche con gli ispettori di pesca sloveni e croati. In questa Capitaneria probabilmente abbiamo tra i migliori ispettori di pesca, tanto che spesso vengono imbarcati in attività di carattere internazionale per verifiche congiunte.
Qual è la violazione più frequente?
La mancata tracciabilità del pescato. Si registrano non tanto casi di abusivismo ma piuttosto di attività svolte in modo non adeguato. In via residuale intercettiamo partite di pesca che non si dovevano pescare. O mancanza di salubrità nei mezzi di conservazione. Collaboriamo anche con altre forze dell’ordine visto che spesso siamo di fronte a criminali con organizzazioni internazionali alle spalle.
I casi di abusivismo sul demanio marittimo?
Riguardano varie aree del territorio. Abbiamo fatto una verifica a tappeto di tutto il settore costiero, da Trieste a Duino Aurisina, con denunce significative nei confronti di privati che avevano occupato o strutturato delle nuove opere senza averne l’autorizzazione.
Il porto di Trieste, primo per traffico merci in Italia...
Merito anche di una sinergia tra varie istituzioni di livello elevatissimo. Più volte mi sono trovato a gestire la programmazione portuale con il presidente Zeno D’Agostino e altri rappresentanti e mi sono trovato sempre di fronte a un modo di pensare integrato molto proficuo. La stessa cosa vale anche per il cluster imprenditoriale.
Parliamo di Covid. Qual è stato il vostro ruolo rispetto all’idea di ospitare i pazienti in una nave?
Ci sono stati degli incontri, ognuno di noi ha dato indicazioni. Inizialmente ci era stato chiesto un parere sul luogo di attracco e sosta, ma poi la cosa non si è realizzata.
Torniamo a lei. È vero che è l’unico socio onorario della Svbg, la società organizzatrice della Barcolana, manifestazione per cui ha voluto l’apertura al pubblico della porzione di Rive di pertinenza della Capitaneria?
Sì, è successo nel 2017. Ho chiesto e ottenuto di far venire ogni anno i pattugliatori (Nave Corsi e Nave Gregoretti, ndr). Attraverso stand e gite in mare abbiamo valorizzato tutti i nostri ruoli, tra cui la parte relativa alla tutela delle risorse ittiche, dell’ambiente marino, della sicurezza della navigazione, del diportismo e della tutela del demanio marittimo.
Dicono che lei stesso è un grande sportivo...
Ho partecipato alle ultime quattro edizioni di “Barcolana nuota”. Faccio parte della Triestina Nuoto e dei podisti del Gruppo San Giacomo: facciamo gare nazionali e internazionali. Domenica ad esempio abbiamo nuotato a Barcola, nel tratto che va dalla “Mula de Trieste” al Cedas, andata e ritorno.
Senza muta?
Sì e anche senza cuffia. Amo la natura in modo quasi anarchico. Non nascondo che stavo morendo di freddo.—
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