L’amico “corsaro” di Trump in vacanza sul colle di Scorcola

Guido George Lombardi conosce da trent’anni l’aspirante presidente americano. «Abito nella sua Tower ma d’estate vengo sempre nella città natia di mia moglie»
Guido George Lombardi nella sua casa sul colle di Scorcola
Guido George Lombardi nella sua casa sul colle di Scorcola

TRIESTE Ha qualcosa del corsaro cinquecentesco, Guido George Lombardi, nel momento in cui si adagia con fare felino su una sedia in cortile. Alle sue spalle brilla il panorama del golfo, abbracciato dall’alto di una casa vagamente hollywoodiana sul colle di Scorcola. Uomo d’affari, consigliere politico «soprattutto per passione», da una ventina d’anni passa parte delle sue estati a Trieste, città d’origine della sua consorte Gianna Lanieri Lombardi. Modi cordiali, gli occhi chiari a contrasto sulla pelle abbronzata, questo italoamericano in trasferta adriatica passa con disinvoltura dalle vicende dell’economia triestina a quelle ben più vistose del suo condomino. Un tale Donald Trump.

La maggior parte dell’anno, infatti, i coniugi Lombardi la passano a New York, nel loro appartamento nella Trump tower. Il fatto che anche “The Donald” risieda nel grattacielo, per la precisione nell’attico di tre piani al vertice, lo rende un vicino di casa: «Anche se il suo appartamento è una decina di volte il mio», ride Lombardi. Ma Trump è «soprattutto un amico».

Il rapporto tra i due affonda le radici addietro nel tempo: si conoscono da trent’anni. Negli anni Novanta, quando Lombardi era molto vicino alla Lega Nord di Umberto Bossi, organizzò un viaggio dell’allora ministro degli Interni Roberto Maroni negli Usa: «Sapendo che lo conoscevo, qualcuno a Washington mi chiese di fare da tramite. A New York organizzammo anche un incontro amichevole a cui tra gli altri partecipò Donald». Una foto, ripresa da un quotidiano nazionale nei giorni scorsi, li ritrae assieme.

 

Guido George Lombardi con Donald Trump
Guido George Lombardi con Donald Trump

 

«Trump mi conosce e sa che alcuni contatti soprattutto in Europa ce li ho - racconta Lombardi -. Nel ’99, quando Berlusconi tornò al governo, Donald era molto interessato al fatto che questo miliardario lasciasse tutto per darsi alla politica. Forse l’ha stimolato un po’. Non c’è stato mai modo di farli incontrare, anche se mi sarebbe piaciuto».

Nel 2008 Trump si avvicina al Tea Party per contestare Obama: «Andò a diversi loro raduni, uno anche con me a Boca Raton». Quel primo impegno diventa volontà di mettersi in gioco in prima persona nel 2015. Racconta Lombardi: «L’ho incontrato nell’agosto scorso e gli ho chiesto se era sicuro di volerlo fare. Lui mi ha risposto: “Guarda, anche se perdo due o trecento milioni non m’importa. Lo faccio lo stesso anche se non mi va, perché non c’è nessun altro”». Lombardi si offre di dare una mano, anche se non in veste ufficiale: «Lo specifico sempre. Io non faccio parte della campagna ufficiale di Trump né sono un suo portavoce. Sono però un amico che ci crede, lo conosce e lo sostiene perché pensa che sarà una cosa buona per l’America».

E delle posizioni del magnate a stelle e strisce Lombardi è convinto: «Quando lo criticano perché parla del muro al confine meridionale o delle fabbriche in America, non capiscono che il suo movente non è mai il razzismo. È l’economia. Tutto quel che Trump vuole è tutelare i posti di lavoro e quindi la salute del paese».

Approfittiamo per chiedergli la sua sul “giallo” dell’incontro Trump-Salvini: «È piuttosto semplice. Salvini è andato al raduno in Pennsylvania. Uno gli ha detto “ti faccio incontrare Trump”, lui è andato sul palco e ha fatto la foto. Può anche essere che si siano presentati, ma quando fai “photo opportunity” c’è una fila di cinquanta persone ed è normale che Donald non se ne ricordi a un mese di distanza».

Dagli Usa si vola alla situazione di Trieste: «Questa città ha grandi opportunità, russi e paesi come gli emirati verrebbero di corsa a investire qui. Ma devono avere la certezza di non incontrare pastoie burocratiche». L’esempio è il Porto Vecchio. Lombardi lo conosce dal ’96: «Arrivai per la prima volta a Trieste e chiesi di visitare l’area. Mi presentai con il passaporto e tutto quanto perché era zona franca. Ricordo che in un capannone c’erano delle mucche provenienti dall’Est». Oggi è «una grande risorsa»: «I potenziali investitori ci sono ma bisogna che vengano qui con le carte già pronte, per così dire. Devono trovare un interlocutore coerente». Caratteristica che Lombardi ritrova in entrambi i candidati al ballottaggio: «Mi sembrano tutti e due persone integre e oneste. Sui temi internazionali probabilmente sono più vicino a Dipiazza, ma questa è una cosa personale e c’entra poco con quel che può fare un sindaco». Gli chiediamo infine se i capelli di Trump sono veramente capelli: «Sì, sono suoi al cento per cento. Poi ci mette la lacca. Ma sono i suoi».

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