L’amianto ora colpisce i figli degli operai

Il centro regionale unico di Monfalcone conferma il «salto generazionale». Coinvolte persone di 50-60 anni. Quattro i casi rilevati nel corso del 2017
Bumbaca Gorizia 15.10.2013 Processo amianto sentenza - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 15.10.2013 Processo amianto sentenza - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

MONFALCONE. Il “male da amianto” sta intaccando una nuova frontiera generazionale. I figli degli ex lavoratori esposti alla fibra minerale. Si apre un nuovo capitolo, tutto ancora da studiare e approfondire. Bambini, dunque, oggi cinquantenni e sessantenni, che con l’eternit non avevano mai avuto a che fare. Ma che, semplicemente, giocavano assieme ai loro papà. Segnali importanti, forse, danno la misura di come il subdolo e tragico fenomeno dell’amianto non conosca ancora “confini” e induca a confermare quanto lo stesso dottor Claudio Bianchi aveva temuto, prospettando che questa “maledetta” iperbole sia lontana dalla sua fase discendente, quantomeno oltre quel 2020 a cui si erano comunque affidate le speranze.

 

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Il “salto generazionale” è emerso per la prima volta quest’anno. Lo confermano le visite di controllo eseguite al Centro regionale unico dell’amianto aperto il primo giugno 2013 all’ospedale San Polo di Monfalcone. Quattro i casi rilevati. Si tratta di donne. Due alle quali è stato diagnosticato il mesotelioma, una di 58 anni, l’altra solo 48. A una 51enne e a una 61enne sono state invece riscontrate placche pleuriche.

«È un dato significativo – ha spiegato il direttore del Crua, dottor Paolo Barbina – che apre un fronte finora insondato. Per la prima volta, infatti, quest’anno abbiamo constatato la presenza di due casi di mesotelioma e altri due di placche pleuriche in persone effettivamente giovani. Malattie non professionali, avendo riscontrato piuttosto esposizioni nell’ambiente familiare. Si va a indagare approfonditamente la storia del paziente, procedendo per esclusione. Sono indicatori preoccupanti, considerato che le malattie legate all’amianto si stanno estendendo ad una nuova generazione». Sempre quest’anno sono stati registrati altri 4 casi di mesotelioma, in donne che lavavano quotidianamente le tute di lavoro dei propri mariti.

 

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Quanto agli ex lavoratori esposti, nel primo semestre 2017 sono stati rilevati al Crua 91 nuovi casi. Di questi, 47 riguardano la presenza di placche pleuriche, un paziente affetto da asbestosi, 15 casi di mesoteliomi e 23 di carcinoma polmonare. Quindi 2 casi relativi al carcinoma alla laringe e 3 di carcinoma al colon retto.

I casi invece di pazienti già visitati e soggetti ai controlli risultano complessivamente 90, di cui 80 relativi a placche pleuriche, 4 ad asbestosi, un mesotelioma, 2 tumori polmonari e 3 carcinomi alla laringe. Purtroppo i malati di tumore non tornano al controllo.

Il primo approccio alla visita al Crua di pazienti ai quali è stata diagnosticata la sospetta presenza di placche pleuriche consegna frequentemente gli stessi scenari. Pazienti che davanti a Barbina esordiscono: «Dottore ho l’amianto». Si sentono ormai “segnati”, destinati alla malattia mortale. Le placche pleuriche come anticamera del tumore, il mesotelioma di fatto, ritenuto dai pazienti un’automatica evoluzione della malattia.

Anche per questo accade che la paura derivante dalla consapevolezza di essere affetti dalle placche pleuriche frena i pazienti, indotti a rinunciare alla visita presso il Centro. Ma Barbina è stato molto chiaro: «Le placche pleuriche non rappresentano una lesione precancerosa, pertanto non si trasformano in una forma tumorale. Possono essere adeguatamente trattate. Attualmente sono disponibili ottime strumentazioni e terapie per migliorare la condizione del paziente, in particolare in merito alle difficoltà di carattere respiratorio. Le persone non si devono spaventare, non è stato scientificamente dimostrato il rapporto tra le placche e il tumore che, comunque, qualora comparisse costituisce una patologia distinta e parallela». Per questo Barbina invita le persone a rivolgersi al Crua e a intraprendere il percorso previsto, affidandosi al Centro e agli esperti.

Sotto il profilo dell’attività svolta, il Crua esegue il 75% dei controlli in Friuli Venezia Giulia. Segno che su tutto ha assunto il ruolo di “sentinella dell’amianto”, un riferimento diventato funzionale. Il Crua mantiene inoltre i rapporti con specialisti medici aziendali per la gestione “multidisciplinare” dei pazienti che richiedono appropriati riferimenti sanitari ai fini delle cure. Il Centro rappresenta infine la “piattaforma” documentale, elaborando e assemblando sia la storia clinica dei pazienti, sia gli atti necessari ad accompagnare gli utenti lungo l’iter di riconoscimento delle malattie asbesto correlate, comprendendo anche gli aspetti assistenziali, previdenziali, fino alle procedure delle esenzioni dal ticket e alla refertazione della malattia.

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