L’Ambriabella in Arsenale attende ancora un armatore

Piccoli lavori di manutenzione sulla motonave che collegava Trieste a Grado. Quaiat uno dei proprietari: «Con una cifra tra i 5 e i 10 milioni sarebbe un gioiello»
L'Ambriabella negli anni Sessanta
L'Ambriabella negli anni Sessanta

TRIESTE Sogna di emulare la gemella diventata ricca e famosa, ma per ora giace nuda e abbandonata in attesa del suo Principe azzurro, meglio sarebbe dire del suo Comandante. È la sorte che sta subendo la mitica Ambriabella, storico vaporetto che negli Anni Sessanta e Settanta collegava Trieste con l’Istria e con Grado e che non ha avuto la fortuna della Dionea trasformata in yacht di lusso. In questi giorni è stata spostata dal suo melanconico approdo sulla banchina del Canale industriale di Zaule dove giaceva dal 2009 a un bacino dell’ex Arsenale San Marco dove rimarrà per un paio di settimane per lavori di ordinaria manutenzione, di pulizia del fondo della chiglia e per una serie di controlli in modo da evitare che si deteriori in modo irrecuperabile. Da sette anni è in vendita, ma non ha ancora trovato un compratore sebbene dal 2011 di piazzarla sul mercato si stia occupando la nota società di brokeraggio Frazier Yacht. Per tanti triestini ha un forte valore affettivo e simbolico e qualcuno ha suggerito di trasformarla in ristorante galleggiante sulle Rive a beneficio di cittadini e turisti.

 

“Ambriabella” da salvare Si riparte da Montecarlo
Foto BRUNI TRieste 17 08 10 Nave DIONEA attraccata in Molo IV

 

«Abbiamo portato il modellino al recente Monaco yacht show (il più grande salone internazionale dello yachting che si svolge a Montecarlo, ndr.) - riferisce Marino Quaiat, uno degli attuali sei proprietari triestini della motonave - tante richiesta di informazioni, ma purtoppo nessuna trattativa formalmente avviata». Con due anni di lavori e una spesa di 10 milioni di euro, come riferisce lo stesso Quaiat, l’Ambriabella a propria volta potrebbe essere trasformata in uno yacht di lusso, mentre costruirne uno ex novo potrebbe venir a costare il doppio. Basterebbero cinque di milioni per riattrezzarla come motonave per trasporto passeggeri. Ne deriverebbe lavoro per i progettisti, i tecnici e la manodopera triestina e soprattutto per le aziende riunite nel consorzio Trieste refitting system di cui anche le Officine Quaiat fanno parte.

Il suo recupero avvenuto in Grecia nel 2009 forse poco prima che la motonave venisse demolita si deve in particolare a Maurizio Eliseo, esperto di navi di fama internazionale e a propria volta uno dei sei attuali proprietari che si sono associati nella Nebula investment yachting. La nave era stata trainata da un rimorchiatore d’altura fino al Vallone di Muggia con la speranza di farle seguire la scia della Dionea. Le due navi sono gemelle nel pieno significato del termine: sono state infatti costruite contemporaneamente su due scali affiancati del Cantiere Felszegy di Muggia e contemporaneamente varate l’11 gennaio 1962 per la società di navigazione Alto Adriatico di Muggia. Sono lunghe 51,80 metri e all’epoca potevano trasportare 400 passeggeri ciascuna e superare i 15 nodi di velocità.

La Dionea tra il 2000 e il 2002 è stata trasformata in yacht di lusso dai cantieri Mariotti di Genova che hanno esaltato le caratteristiche originarie della nave e che sono anche gli armatori. Gli interni pregiati comunque ripercorrono lo stile degli anni Sessanta e Settanta. Sono state realizzate cinque eleganti cabine con bagno, tv, aria condizionata, musica di sottofondo e da una parte dell’ex sala macchine è stata ricavata una sala da pranzo, la cabina dell’armatore è una vera e propria suite e l’ex salone bar è diventato un elegante salotto. Tra i suoi prestigiosi ospiti ha avuto anche Bono degli U2. Nel giugno 2004 la Dionea trasformata ha attraccato per tre giorni a Trieste. Il mese dopo per un torneo di Polo a Brioni vi ha pernottato a bordo anche il barone Rotschild. Fa un certo effetto ricordare che nell’Ottocento la banca Rotschild finanziava i cantieri triestini e il Lloyd Austriaco che a Trieste è nato e ha prosperato. C’è da augurarsi ora che non sia necessario aspettare di nuovo la Casa Rotschild per salvare dalla distruzione l’Ambriabella che tra qualche giorno dovrà tornare al suo mesto approdo del Canale navigabile sognando i tempi felici in cui si riempiva di passeggeri.

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