“L’altra metà del ziel” Triestine e dialetto tra storia e letteratura

U. Sa.
Lasorte Trieste 10/06/21 - Caffe' S.Marco, Appuntamento sul dialetto
Lasorte Trieste 10/06/21 - Caffe' S.Marco, Appuntamento sul dialetto

l’incontro

Si è articolato su due registri, ieri sera, l’incontro intitolato “L’altra metà del ziel – Le triestine e la letteratura dialettale”, svoltosi nel dehors del Caffè San Marco e inserito nel contesto delle conversazioni dedicate al triestino, inquadrate nel più ampio progetto “Dante e compagnia cantante”, ideato dal Circolo della Stampa. Da un lato è emersa l’identità triestina, così come espressa da poetesse e scrittrici, dall’altro quella della donna triestina, per come è esaltata dal dialetto. A spulciare nella produzione poetica dialettale di cento e più anni fa si nota infatti una straordinaria vivacità delle “ragazze di Trieste”, che continua fino ai nostri giorni. Di questo è testimone Graziella Gliubich Semacchi, poetessa e giornalista pubblicista, che ha al suo attivo nove libri di poesia, ha curato per 29 anni una pagina in e sul dialetto per il settimanale “Vita Nuova”, ed è stata insignita della medaglia di bronzo dal Comune di Trieste per il suo impegno nel mantenimento e la diffusione del dialetto triestino. Nel corso dell’incontro, Gliubich Semacchi ha ricordato le poetesse entrate nelle antologie critiche, andando da Gilda Amoroso Steinbach e Ida Finzi a Lucia Borsatti e Laura Mestroni Borghi, proponendo poi una serie di poesie tratte dai nove libri da lei pubblicati in dialetto, che la critica considera una “modulazione moderna” della più elevata tradizione letteraria triestina. A fianco di Gliubich Semacchi è intervenuta la giornalista Marina Silvestri, che ha ricordato Anita Pittoni, soffermandosi poi sull’attenzione per la poesia in vernacolo di Livia Veneziani Svevo. —

u. sa.

Riproduzione riservata © Il Piccolo