L’Alta corte boccia l’indennizzo sui boschi alla Chiesa

La richiesta era seguita al processo di denazionalizzazione dei boschi. Sarà nuovamente il tribunale di Lubiana a decidere
Tronchi tagliati nel bosco di Pokijika
Tronchi tagliati nel bosco di Pokijika

LUBIANA. La Chiesa può attendere. L’Alta corte della Slovenia, infatti, ha annullato la sentenza emessa dal Tribunale di Lubiana in base alla quale il Fondo dei terreni agricoli avrebbe dovuto pagare un indennizzo pari a 11,2 milioni di euro alla Chiesa slovena per il mancato utilizzo dei boschi di Mozirje e Pokljuka. Secondo i giudici dell’Alta corte (equivalente alla nostra Cassazione) il giudice circondariale Jandranka Juhant nel suo verdetto emesso in materia il 24 novembre del 2015 ha tenuto in eccessivo conto le ragioni della Chiesa rispetto a quelle del Fondo. Quindi, tutto da rifare e processo rispedito in primo grado.

 

Boschi sloveni, Stato e Chiesa in tribunale
L'interno della cattedrale di San Nicola a Lubiana

 

La richiesta della Chiesa slovena, lo ricordiamo, è quella di un indennizzo per non aver potuto usufruire dei boschi di Pokljuka e Mozirje nel corso del processo di denazionalizzazione degli stessi. Le autorità ecclesiastiche avevano valutato in 11,2 milioni di euro la perdita dovuta al mancato ricavato dal taglio degli alberi, salvo poi chiedere ulteriori sei milioni di euro di indennizzo con la motivazione che nel periodo in questione il taglio di alberi nei boschi di Pokljuka e Mozirje è stato maggiore di quanto preventivato. Ulteriore richiesta che però è stata cassata in quanto presentata dopo la scadenza dei termini previsiti.

Alla sentenza del tribunale circondariale di Lubiana hanno interposto appello sia il Fondo agricolo perché la cifra stabilita dal giudice era considerata eccessiva, sia dalla parte querelante, ossia la Chiesa slovena, perché riteneva che il risarcimento non poteva essere inferiore a 11,4 milioni di euro. Il diritto all’indennizzo è garantito dall’articolo 72 della legge di denazionalizzazione entrata in vigore il 7 dicembre del 1991. La norma dà a coloro che hanno ricevuto la proprietà di un bene dal processo di denazionalizzazione di chiedere un indennizzo per il mancato utilizzo dello stesso dall’entrata in vigore della legge fino alla data del proprio rientro nella proprietà. Nel caso in questione la Chiesa slovena avrebbe diritto di ben sei milioni di euro solamente di interessi passivi.

 

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Una veduta dall'alto del lago di Bohinj in Slovenia

 

Il Fondo dei terreni agricoli ha attualmente in piedi cause simili a quelle della Chiesa cattolica (che ne ha aperte altre sei, una in particolare del valore di 12 milioni di euro) per un ammontare quantificato in 37 milioni di euro. Il Fondo ha, fino ad oggi, pagato agli aventi diritto all’indennizzo 14,7 milioni di euro a cui si aggiungono 3,3 milioni di euro di interessi e 182mila euro di spese processuali. Solo alla Chiesa slovena ha fino ad ora pagato indennizzi pari a 5,8 milioni di euro e ha a disposizione per il 2016 un accantonamento di 14,3 milioni di euro proprio per pagare gli indennizzi.

Va detto che il ricorso la procedimento giudiziale viene praticato soprattutto dalla Chiesa, dai grandi proprietari terrieri della ex nobiltà locale, difficilmente invece un privato se la sente di sostenere le spese per andare davanti a un giudice relativamente all’indennizzo per il mancato utilizzo del bene.

La Slovenia cerca, nella maggior parte dei casi di risolvere la questione in maniera extra giudiziale con un accordo tra le parti. Pratica che però non viene considerata conveniente da parte degli ex grandi proprietari terrieri. Unico caso di una famiglia nobile della Slovenia che è riuscita a trovare una linea di convergenza sull’indennizzo senza dover ricorrere alla sentenza di un giudici è quella dei Bornov nella regione della Gorenjska. I nobili avevano chiesto un indennizzo pari a 8 milioni di euro, ma dopo una serrata trattativa hanno deciso di accontentarsi di 1,9 milioni di euro.

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