L’Alma si ritira, la Triestina a Milanese

Lo sponsor del basket presenta un’offerta di «garanzia per la città» ma poi rinuncia all’asta. Via libera alla cordata australiana
Di Piero Rauber
Lasorte Trieste 12/04/16 - Tribunale, Triestina, Asta dopo Fallimento, Milanese, Alma
Lasorte Trieste 12/04/16 - Tribunale, Triestina, Asta dopo Fallimento, Milanese, Alma

Erano una cauzione, necessaria a non chiudere la baracca proprio durante il cosiddetto esercizio provvisorio. Poi sono diventati un’offerta. E da offerta si sono infine trasformati nel prezzo d’acquisto dell’Unione (242mila euro di debiti sportivi a parte). Ma, più che una fredda base d’asta, i centomila euro con cui ieri la cordata di Mauro Milanese si è presa la Triestina costituiscono ora la calda base d’un sogno: quello, covato dai tifosi, di un progressivo ritorno dell’Alabarda nel calcio che conta. Sarà la volta buona? La fiducia che nutre la piazza verso “el mulo” Milanese è pari solo al grado delle sue aspettative. È altissima, se si dà credito al clima da stadio, con cori, sorrisoni e abbracci, che si è vissuto nel pomeriggio di ieri in Tribunale, nel momento in cui si sono aperte le porte dell’ufficio del giudice delegato alla procedura Riccardo Merluzzi, e lo stesso Milanese ne è uscito da vero patron, non più in pectore e basta.

Qui era appena andata in scena un’asta che in realtà era finita prima di cominciare, dato che Alma, l’unico competitor, aveva fatto un passo indietro motivando l’offerta presentata entro mezzogiorno come un atto di responsabilità verso una città in cui è già sponsor del basket, qualora non ci fossero state altre offerte valide. O, ma questo lo si può solo supporre perché nessuno ne ha fatto cenno, se ce ne fossero state anche di più oltre a quella di Milanese, cioè se si fosse avvertito il rischio che la Triestina finisse preda di qualche avventuriero. Di misteriosi potenziali acquirenti, in questi giorni, e fino a ieri mattina, se n’erano fatti avanti parecchi. I fantomatici francesi, ad esempio, due volte. Ma, alla fine, le buste arrivate in cancelleria sono state due soltanto, a dimostrazione che il filtro ha evidentemente funzionato. «A conferma delle stringenti condizioni poste nel bando di gara, volte a scoraggiare offerte da parte di soggetti privi di adeguata capacità patrimoniale ed onorabilità, le uniche due proposte depositate nei termini da Met 511 Pty Ltd, società australiana riferita al signor Mario Biasin (il cugino di Milanese, l’uomo dei soldi, ndr), e da Alma Spa, all’esito di attento esame della documentazione, sono state ritenute ammissibili». Così recita il comunicato diffuso nella serata di ieri dal curatore fallimentare Giuseppe Alessio Vernì, che «a nome di tutto l’ufficio giudiziario rappresenta che il predetto esito positivo, affatto scontato, è stato conseguito in poco più di soli due mesi, grazie ai notevoli sforzi di tutti i soggetti coinvolti, nonostante la situazione finanziaria ed organizzativa riscontrata all’apertura del fallimento».

«Al momento dell’apertura della gara sul prezzo - conferma poi la nota di Vernì - Alma ha rappresentato che la sua partecipazione intendeva costituire un segnale di garanzia per la città, per l’ipotesi in cui non fossero state presentate ulteriori offerte ammissibili». Ma «tenuto conto dell’ulteriore offerta ritenuta meritevole di considerazione dal Tribunale, Alma stessa, precisando altresì di essere già impegnata a Trieste a sostegno di altra attività sportiva di rilievo, ha dichiarato di ritirarsi, ritenendo assolto il proprio compito». Un compito, parafrasando, di “paracadute”. Adesso però tocca a Milanese, posto che «il Tribunale ha disposto l’aggiudicazione dell’azienda sportiva Triestina Calcio in favore della Met 511 Pty Ltd al prezzo già anticipato a titolo di cauzione di centomila euro ed utilizzato a supporto delle esigenze finanziare dell’esercizio provvisorio. Con la stipula dell’atto notarile di trasferimento aziendale, previsto per la prossima settimana, si concluderà l’esercizio provvisorio e la gestione passerà a tutti gli effetti all’acquirente». Che significa? Che entro cinque giorni lavorativi (e chissà che allora non si conosca l’esito del ricorso di Pontrelli contro il fallimento, tuttora pendente in Corte d’Appello) Milanese dovrà costituire una Srl italiana. Con sede a Trieste, con i crismi della società sportiva dilettantistica richiesti dalla Figc e con la Met 511 del cugino d’Australia come socio controllante, Ah sì. E con un nuovo nome. Quale? «Mi piacerebbe tornare all’antico - anticipa Milanese, guardando al marchio storico del 1918 - ma solo con il consenso dei tifosi». I proprietari di quel marchio, vista l’aria che tirava ieri pomeriggio in Tribunale, difficilmente ora gli gireranno le spalle. Intanto si preparano a tornare in trasferta: per esserci domenica a Dro ecco il pullman per 30 euro a testa organizzato dal Centro di coordinamento.

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