L’allarme dopo il lockdown: più ragazzi tentano suicidi

Salite del 121% le chiamate al Telefono azzurro di chi cerca di togliersi la vita Chiusi in casa, zero scuola e genitori ostili: così esplode il disagio degli adolescenti
Le chiamate per autolesionismo sono state l’84% in più del 2019
Le chiamate per autolesionismo sono state l’84% in più del 2019

ROMA No, non c’è soltanto la crisi economica tra le principali conseguenze del lockdown attuato per arginare il coronavirus. Uno dei problemi che più si impone negli ultimi mesi è il profondo disagio degli adolescenti. Da una ricerca di Telefono azzurro, la onlus che dal 1987 fornisce ascolto a bambini e ragazzi che vivono situazioni di abuso e malessere, emerge che sono aumentati a dismisura i tentativi di suicidio, il suo ricorrente pensiero (la cosiddetta ideazione suicidaria) e gli atti di autolesionismo.

Isolamento forzato, eccessiva didattica a distanza, convivenza difficile con i genitori, impossibilità di frequentare i coetanei, scatenano spesso fragilità che non tutti gli adolescenti sanno affrontare senza soffrire così tanto fino a cercare la morte.

Le cifre fanno paura. Nel 2020, al numero ascolto e consulenza 19696 di Telefono azzurro, le chiamate per tentativi di suicidio sono state il 121% in più del 2019 (86 casi rispetto a 39); quelle per ideazioni suicidarie costituiscono il 68% in più rispetto al 2019 (385 rispetto a 229); le richieste di aiuto per gesti autolesivi sono lievitate dell’84% rispetto al 2019 (325 contro 177).

E non va meglio neppure all’altro numero telefonico, il 114, che la onlus gestisce per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche della Famiglia. Qui nel 2020 si è registrato il 50% in più rispetto al 2019 di casi di tentativo di suicidio (21 episodi contro 14); il 53% in più rispetto al 2019 di ideazione suicidaria (89 casi contro 58); il 7% in più di atti autolesivi (49 rispetto a 46).

Il fondatore e presidente di Telefono azzurro, Ernesto Caffo, docente di neuropsichiatria infantile all’Università di Modena e Reggio Emilia, non nasconde la sua preoccupazione: «Purtroppo con il lockdown e la conseguente impossibilità di seguire sempre le lezioni a scuola vengono meno i rapporti sociali. Un grave limite per gli adolescenti più esposti che non riescono a condividere con nessuno le fantasie negative. Per cui le idee suicidarie si annidano dentro e scavano solchi difficili da sormontare. Per i giovanissimi la fisicità è più importante rispetto agli adulti: i ragazzi parlano con il corpo, che costituisce un modo per rappresentarsi e mettersi in gioco».

Gli adolescenti comunicano molto tra di loro attraverso i social media, ma questi «non fanno altro che amplificare il loro disagio e diventano spesso lo strumento per dimostrare agli altri come sfidare la morte. Il tema della morte è molto cool, di moda, per gli adolescenti perché è fonte di mistero e di attrazione. L’adolescente più fragile vede come atto eroico il gesto di uccidersi».

L’emergenza italiana non è peraltro un’eccezione. A livello internazionale, diversi studi hanno riportato un peggioramento della salute mentale di bambini e adolescenti durante i mesi di pandemia. Alcuni studi hanno anche indagato il trend dei tassi di suicidio tra i più giovani. Telefono azzurro ha, infatti, rilevato che in Giappone (report Tanaka e Okamoto) si è verificato un incremento generale del 16% del tasso di suicidi durante la seconda ondata del virus (luglio-ottobre 2020). Per quanto riguarda nello specifico bambini e adolescenti, questa percentuale ad ottobre 2020 è salita al 49%.

E secondo l’ultimo report del National Child Mortality Database, nel 2020 il suicidio è stato la causa del 4% dei decessi dei bambini, rappresentando il 10% delle morti tra i 10 e i 14 anni e il 31% delle morti dei 15-17enni. Tornando all’Italia, l’impegno di Telefono azzurro, nell’ultimo anno, si è concentrato anche sull’utilizzo di chat, whatsapp e app, per favorire le richieste di aiuto dei minori che avevano difficoltà a fare una telefonata nell’ambiente ristretto della propria abitazione.

«Per alcuni ragazzini è impossibile parlare al telefono senza essere controllati da genitori con i quali magari esistono gravi conflitti – spiega la psicologa Simona Maurino, responsabile del 114 –. Durante il lockdown, la percentuale dei contatti attraverso la chat del nostro sito, www. azzurro. it, è aumentata del 263 per cento». —


 

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