L’allarme di Bankitalia sugli effetti della guerra: in Friuli Venezia Giulia rischi più alti che altrove

A pesare la vocazione all’export della regione e la forte spinta sul manifatturiero. In pericolo la crescita del 7,5% raggiunta nel 2021, superiore alla media nazionale
Elisa Coloni

TRIESTE La guerra in Ucraina e l’impennata dei costi dell’energia e delle materie prime potrebbero impattare più sul Friuli Venezia Giulia che altrove. La nostra regione, infatti, è «significativamente esposta» alle conseguenze di queste pesanti variabili, che si incastrano e creano quella che in molti hanno definito la tempesta perfetta targata 2022. E ciò potrebbe avvenire per una serie di ragioni precise: il Fvg ha una forte specializzazione manifatturiera in comparti molto energivori, come la metallurgia; dipende per alcune materie prime dai Paesi coinvolti nel conflitto, e poi è vocato all’export.

Un quadro a tinte fosche che potrebbe, almeno parzialmente, guastare gli ottimi risultati raggiunti dal Fvg nel 2021, un anno di intensa ripresa in cui siamo riusciti, meglio di altri, a rimetterci in piedi dopo la pandemia, come certifica il dato sull’aumento dell’attività economica: +7,5% in regione contro il +6,6% di media nazionale. Ne sono certi i vertici della sede di Trieste della Banca d’Italia, che ieri hanno illustrato il Rapporto 2022, che fotografa la nostra economia, con focus su famiglie e imprese, nel corso del 2021, guardando però anche alle tendenze per l’anno in corso.

A tracciare il bilancio dell’andamento dell’economia sono stati, nel palazzo di Corso Cavour, il direttore della sede Marco Martella e il capo della Divisione analisi e ricerca economica territoriale Giacinto Micucci, che sono partiti, appunto, dai buoni risultati dello scorso anno, per chiudere con une serie di riflessioni su quello in corso.

«Nel 2021 - ha spiegato Martella - la ripresa dell’attività economica in Friuli Venezia Giulia è stata intensa. In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) elaborato dalla Banca d’Italia, si stima un aumento dell’attività economica in regione del 7,5 per cento, superiore a quello del Pil nazionale del 6,6 per cento. La crescita è stata di eccezionale entità nel secondo trimestre, che si confronta con l’analogo periodo del 2020, durante il quale si sono concentrate le interruzioni dell’attività economica a causa della pandemia. In seguito - ha precisato Martella illustrando una sintesi del rapporto - la crescita si è attenuata, frenata dai rialzi dei prezzi dell’energia e dalle difficoltà di approvvigionamento di input produttivi, specie nell’industria».

I settori che hanno beneficiato di più di questo slancio nel 2021, di fatto spinto dalla fine della pandemia e dalla ripresa importante della domanda nazionale ed estera, sono stati due: l’industria e le costruzioni; quest’ultimo comparto condizionato dal corposo sostegno pubblico e dalle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni, tanto che le ore lavorate da parte degli iscritti alle Casse edili della regione sono cresciute del 17%, collocandosi al di sopra dei livelli del 2019. Nell’industria la crescita della produzione e delle vendite è stata intensa e diffusa tra i settori: le vendite, valutate a prezzi correnti e al netto della cantieristica, sono aumentate di quasi il 30% rispetto al 2020 (a prezzi costanti tale crescita risulta quasi dimezzata, al 16%).

I servizi, duramente colpiti dalla crisi nel 2020, hanno beneficiato del progressivo allentamento delle restrizioni alla mobilità; il recupero è stato però solo parziale in diversi comparti, specie in quelli collegati al turismo, dove le presenze sono aumentate del 53% rispetto al 2020, restando tuttavia inferiori per circa un quinto rispetto ai livelli pre-crisi.

La redditività delle imprese è tornata a migliorare, alimentando l’autofinanziamento; le ampie disponibilità liquide hanno contenuto il fabbisogno di credito. Dopo il picco visto nel corso del 2020, la crescita dei prestiti bancari alle imprese regionali ha perciò fortemente decelerato (dal 17 all’1,4%). Nel 2021 il recupero dei livelli di attività economica ha favorito la ripresa del mercato del lavoro, che ha superato i numeri del 2019. L’occupazione è aumentata dello 0,8%, con un tasso di occupazione medio pari al 67,4% (per gli uomini 74,4% e per le donne 60,2%).

Dopo i dati positivi dello scorso anno però, si avvicina più di qualche nube scura. «Lo scoppio della guerra in Ucraina a fine febbraio 2022 ha acuito le tensioni dal lato dell’offerta e i rischi al ribasso del ciclo economico - hanno spiegato i vertici della Banca d’Italia -. Secondo le imprese intervistate dalla Banca d’Italia, tra lo scoppio del conflitto e la prima metà di maggio, la principale conseguenza economica negativa è stato il rialzo dei prezzi dell’energia».

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