L’allarme della Caritas: «Più poveri tra i giovani in Fvg»

In regione gli assistiti che hanno dai 18 ai 30 anni sono passati da 533 a 841. Molte le coppie con bambini e i ragazzi che non hanno un’occupazione
In regione gli assistiti che hanno dai 18 ai 30 anni sono passati da 533 a 841
In regione gli assistiti che hanno dai 18 ai 30 anni sono passati da 533 a 841

TRIESTE. Contrordine. La povertà non è più solo un problema per i “vecchi”, o per le persone di mezza età che hanno perso il lavoro. Ma è anche, anzi soprattutto, una bestia nera per i giovani.

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È il Rapporto 2016 della Caritas italiana a segnalare un’altra sfaccettatura di un fenomeno che sembra ricalcare pari pari lo zoppicante mercato occupazionale.

Il primo inquietante dato è quello dell’esercito di un milione e 582 mila famiglie indigenti su un totale di quasi 4,6 milioni di cittadini. È il numero più alto dal 2005. Il dossier, subito dopo, segnala la nuova spina del fianco del Belpaese: l’avanzata degli under 35 in serie difficoltà economiche.

Il problema incide per il 10,2% tra i 18-34enni, per l’8,1% tra i 35-44 e così via, diminuendo fino al 4% tra gli over 65. Il problema, dunque, si focalizza in particolare tra le nuove generazioni che si affacciano al mondo del lavoro.

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Il Friuli Venezia Giulia, dove le Caritas diocesane hanno in carico ben 3.024 casi (dato sostanzialmente stabile negli ultimi due anni), conferma il trend. In termini assoluti, la fascia 18-30 è passata dalle 533 alle 841 persone assistite. Sono spesso le donne italiane molto giovani a bussare alle porte dei Centri di ascolto diocesani di Trieste, Udine, Gorizia e Pordenone.

«Purtroppo è così - rileva il direttore dell’ente del capoluogo, don Alessandro Amodeo - tante volte abbiamo a che fare con giovani coppie che devono mantenere un bambino. E con tanti ragazzi che non hanno un’occupazione».

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Ciò si spiega, ripercorre il poderoso studio della Caritas, con il fatto che la persistente crisi del lavoro ha penalizzato e sta ancora penalizzando soprattutto chi è alla ricerca di un primo impiego. O chi, più adulto, è rimasto di colpo senza il posto.

Ma c’è un ulteriore elemento che gli operatori e i volontari dei 1.649 centri disseminati sul territorio devono registrare: se a livello nazionale il peso degli stranieri che domandano aiuto continua a pesare di più (57,2%), nel Mezzogiorno gli italiani sono ormai in fase di sorpasso, visto che rappresentano il 66,6%.

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Rispetto al genere, per la prima volta risulta esserci una sostanziale parità di presenze tra uomini (49,9%) e donne (50,1%), a fronte di una lunga e consolidata prevalenza delle donne. L’età media delle persone che si sono rivolte ai centri, annota ancora il dossier, è 44 anni. Tra i beneficiari dell’aiuto prevalgono le persone coniugate (47,8%).

I bisogni più frequenti sono perlopiù di ordine materiale. Spiccano i casi di povertà economica (76,9%) e di disagio occupazionale (57,2%). Non trascurabili, tuttavia, anche i problemi abitativi (25,0%) e familiari (13,0%) e sono frequenti le situazioni in cui si cumulano due o più ambiti problematici.

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Tornando al focus regionale, è soprattutto la diocesi di Udine a dover fronteggiare il maggior numero di casi: sono 1.085 gli indigenti intercettati dai Centri di ascolto; seguono Trieste con 925, Concordia-Pordenone con 611 e, infine, Gorizia con 403.

Complessivamente gli stranieri rappresentano il 65,5% dell’utenza totale. Un dato su cui incide notevolmente il numero di richiedenti asilo che si sono appoggiati ai centri come prima porta d’accesso ai servizi del territorio, in attesa di essere inseriti nelle strutture di accoglienze dedicate.

Il report nazionale, alla questione migranti, dedica un’attenzione particolare: nel corso del 2015 i profughi e i richiedenti asilo in fuga da contesti di guerra che si rivolti alla Caritas sono stati 7.770. Si tratta per lo più di uomini (92,4%), con un’età compresa tra i 18 e i 34 anni (79,2%), provenienti soprattutto da Stati africani e dell’Asia centro-meridionale.

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