L'allarme del Procuratore Capo Mastelloni «A Trieste poche telecamere e indagini penalizzate»

«Punti sensibili come la stazione vanno monitorati meglio» E sugli eccessi della movida: «Servono maggiori controlli»

In genere parla poco. Ma quando lo fa non risparmia niente e nessuno. Il procuratore Carlo Mastelloni è preoccupato: c’è qualcosa che non gira, a Trieste, nelle indagini. Le telecamere scarseggiano, o non funzionano proprio, e le inchieste ne risentono, dice, così come la sicurezza dei cittadini. Ma non è solo colpa della tecnologia: servono più pattuglie ma gli agenti sono spesso «inesperti».

E poi il problema della “movida” di via Torino: «Polizia e carabinieri dovrebbero controllare cosa succede», avverte. Lui che, potesse, chiuderebbe il volume dei locali alle dieci e mezzo.

Procuratore, la città è attrezzata per garantire la sicurezza ai cittadini?

Parlo anche come cittadino: non ci sono telecamere a sufficienza ed è possibile che alcune di esse neanche funzionino. Dovrebbero esserne installate in numero maggiore e nei punti maggiormente sensibili. Parlo della zona antistante la stazione ferroviaria e di quella del Silos. Occorrerebbe una statistica sulle zone dove con più frequenza si verificano episodi di microcriminalità la sera e di notte. Ora che inizia il bel tempo ci si ritira un po’ più tardi la sera e c’è sempre qualche malvivente che tenta di approfittarne. Perciò è necessario attrezzarsi per prevenire situazioni di criticità: alludo alle aggressioni nei confronti delle donne o ad altri fatti in cui i protagonisti coinvolti sono stati prevalentemente stranieri.

Questa situazione ha un impatto sulle indagini?

Certo. Talvolta è difficile cominciare a ottenere dei risultati investigativi proprio a causa di questo motivo. Dove si verificano più spesso incidenti o problemi di microcriminalità, dove c’è una seria azione di reati, servono le telecamere. E poi è una cosa che va fatta perché serve anche a rassicurare la cittadinanza. Concretamente, non in maniera illusoria. Poi credo che anche il divertimento notturno debba essere oggetto di attenzione...

 

 

In che modo?

Alludo alla “movida”. È un fenomeno che investe tutte le città. Qui a Trieste in certi punti il rumore supera le soglie della tolleranza. Ci sono tante persone anziane e il troppo rumore provoca insofferenza e dà vita spesso a litigi. Io ritengo che alle dieci e mezza di sera i locali dovrebbero provvedere a contenere il volume degli impianti. È un fatto di civiltà. Non è possibile che per avere risultati si debba ricorrere alle volanti o agli esposti zeppi di nominativi, come spesso mi è capitato di leggere.

Dove in particolare?

La zona retrostante piazza Venezia dove c’è un grappolo di ampi locali molto affollato e in pieno contesto urbano. I gestori dei locali tirano acqua al loro mulino e continuano imperterriti a ingaggiare anche orchestrine dal vivo.

Cosa suggerisce?

Che vuole che suggerisca... serve maggiore vigilanza. Polizia e carabinieri dovrebbero transitare e controllare. Controllare non solo l’alto volume dei locali ma anche la condotta delle persone. A Trieste, come a Venezia, si beve talvolta oltre misura e si verificano episodi che disturbano la quiete pubblica. Io vedo le notizie di reato e ho un po’ il termometro della città: sono innumerevoli i casi di violenza che scaturiscono dalle situazioni di cui ho detto. Il rumore notturno è un problema trascurato.

Un caso che potrebbe apparire semplice sotto il profilo investigativo e di cui si stanno occupando le forze dell’ordine è quello della “banda dei gavettoni”. Una persona ha addirittura rischiato di perdere la vista per il colpo ricevuto. Il fatto non ha ancora avuto risposte. Come è possibile?

Ecco, se ci fosse una buona copertura di telecamere la polizia potrebbe iniziare a procedere in un altro modo: cioè non contro “Ignoti”. Piuttosto... ho cercato di capire, chiamando la Squadra Mobile, come mai la notizia di reato sia automaticamente stata sbattuta sulla locandina il mattino successivo. Sorvoliamo...

La polizia probabilmente ha anche problemi di organico. Da questo punto di vista il territorio è sufficientemente presidiato?

Non è solo la polizia ad avere problemi di organico. Dobbiamo infatti tenere presente che il deficit di organico affligge sia i carabinieri che la guardia di finanza. Questo conduce la polizia a inviare in strada a bordo delle volanti personale troppo giovane e privo di esperienza. Sono agenti che si imbattono in circostanze spesso atipiche che solo un capo-equipaggio equilibrato ed esperto è capace di affrontare in modo adeguato. Ma questo non è l’unico nodo.

Cioè?

Agenti e carabinieri sono sempre gli stessi, la maggioranza si trova a Trieste o nelle vicinanze da più di quindici anni e manca una circolazione, che dovrebbe essere continua, nell’ambito del territorio regionale ed extraregionale. Ci sono elementi che restano troppi anni nello stesso reparto. Ciò determina un approccio ormai routinario ai problemi da affrontare giorno per giorno. E a Trieste intuisco che proprio a questo stadio si è arrivati perché le centrali militari pensano - dico una boutade - che i confini dell’Italia siano a Mestre. Il pericolo è che si diventi miopi anche di fronte a certe forme di malcostume, ai piccoli reati intendo. C’è il pericolo insomma che il personale non porti più notizie... intendo notizie di reato in caserma.

Il nuovo questore di Trieste, Leonardo La Vigna, ha intanto proposto pattuglie notturne con i lampeggianti sempre accesi: ritiene che sia un’iniziativa utile?

Aiuta. È un deterrente per i malintenzionati, ma aiuta anche i cittadini a sentirsi più sicuri. E, chi ha bisogno di aiuto, sa a chi rivolgersi subito.

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