L’allarme Balcani dell’ex presidente croato Josipović: «C’è il rischio che il conflitto coinvolga questa regione»

«Anche l’Occidente ha sbagliato il suo approccio diplomatico con la controparte»

Mauro Manzin
Kiev: un uomo in bici, vicino i cavalli di frisia messi per fermare i russi
Kiev: un uomo in bici, vicino i cavalli di frisia messi per fermare i russi

ZAGABRIA. Durante il suo mandato presidenziale in Croazia Ivo Josipović ha sempre fatto vedere grande lucidità e moderatezza in campo diplomatico, ma anche una forte realpolitik nei confronti dei fatti che lo circondavano, nel suo Paese e nel mondo e non si è mai nascosto dietro le parole. Per questo non è certo da sottovalutare quanto egli ha dichiarato al Novi List di Fiume sull’attuale aggressione della Russia all’Ucraina.

«Sfortunatamente, nemmeno l'opzione peggiore, la terza guerra mondiale, è esclusa - ha affermato - non mi aspetto che l'Ucraina venga ammessa immediatamente nell'Unione europea. Ma sarebbe certamente positivo che l'Ue desse all'Ucraina una prospettiva europea con uno status speciale, forse lo status di candidato "straordinario"».

«L'intervento diretto della Nato - ha aggiunto - invece significherebbe certamente la terza guerra mondiale e, forse la fine della civiltà umana». Josipović non ha dubbi a condannare l’opzione di Putin però avverte che forse «l'Occidente deve chiedersi se in tutta la vicenda non ha previsto la possibilità di trasformare il conflitto politico in un conflitto armato con conseguenze così terribili per l'Ucraina e se avrebbe potuto perseguire una politica diversa».

«Quando si tratta dell'agenda di Putin - ha spiegato - personalmente mi sembra che abbia diverse opzioni nel menu, da quella minimalista, per garantire che l'Ucraina rinunci definitivamente alla Nato e che gli accordi di Minsk vengano applicati. La seconda opzione è occupare il territorio ucraino con una quota significativa della popolazione russa e la sua annessione. La terza opzione è la completa occupazione dell'Ucraina, l'istituzione di un governo fantoccio e forse la sua annessione alla Federazione Russa».

Ma Josipović ritene anche che la crisi ucraina potrebbe straripare fino nei Balcani colpendo il suo ventre molle ossia la Bosnia-Erzegovina e il Montenegro. «Certo bene ha fatto il presidente Milanović a dire che il suo collega serbo Aleksandar Vučić ora deve gettare la maschera e dire con chi sta, con la Russia o con l’Ue». Purtroppo però Josipović nota come nei Paesi dei Balcani occidentali ci siano pochi sforzi nel cercare di uniformarsi agli standard normativi europei. «La Bosnia non entrerà così presto nell’Ue - ha precisato - la strada è ancora lunga». E quindi i rischi di destabilizzazione permangono.

Per quanto riguarda la posizione di Zagabria nell’attuale conflitto, c’è da rilevare che l’addetto militare croato a Mosca non ha accettato la nota del ministero della Difesa russo che accusava il suo Paese di organizzare l’invio di mercenari a combattere a fianco dell’esercito ucraino e l’ha rispedita al mittente.

Dunque tra Croazia e Russia i rapporti diplomatici sono ai minimi termini. Il premier Andrej Plenković ha ribadito con fermezza che la Croazia non ha nulla a che fare con i volontari. «Se partono - ha detto chiaramente il premier - lo fanno a titolo personale e pronti a subirne anche possibile conseguenze». Ma intanto la “brigata croata” si ingrossa di ora in ora e molti volontari o mercenari come li chiama Mosca stanno già combattendo a Kiev.

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