L’Albero isolato commuove San Martino

Sentita cerimonia di inaugurazione della mostra allestita per celebrare il simbolo di pace cantato da Ungaretti durante la Grande guerra
Di Stefano Bizzi

SAGRADO. È sopravvissuto con tenacia alla guerra. Crivellato di colpi e mutilato, l’“albero isolato” è rimasto comunque in piedi sulla quota 197. L’orrore delle Battaglie dell’Isonzo gli è passato accanto, senza abbatterlo. Oggi, però, in tempo di pace, ha bisogno di protezione. A San Martino del Carso, dove è tornato dopo quasi un secolo di cattività ungherese, l’albero “di Ungaretti” è circondato da un recinto ottagonale di vetro che impedisce ai visitatori di toccarlo e rovinarlo. A pensarci bene, è paradossale. Paradosso o meno che sia, quello scudo trasparente non impedisce alle emozioni di passare e ieri mattina, nella sede del Circolo culturale Visintin - dove l’albero rimarrà esposto fino al 2 giugno - c’è stato chi, trovandosi per la prima volta a tu per tu con quel simbolo, ha pianto. Ha pianto di gioia e poco importa che quando dal “Valloncello dell’albero isolato” Ungaretti scrisse il 27 agosto 1916 la poesia “San Martino” quel tronco fosse stato già tagliato da più di due mesi dai soldati del 46° Reggimento. Come spiega lo storico Lucio Fabi, il poeta-soldato lo aveva ben presente perché si trovava sul fronte del Carso già dal 1915.

Fino alla scorsa settimana quel tronco, che fu un gelso, è stato custodito dal “Mòra Fenec” Muzeum di Szeged. «La più grande emozione - ha detto Gianfranco Simonit inaugurando la mostra “San Martino del Carso, il poeta e l’albero isolato-Memorie di pace di popoli in guerra” - l’abbiamo provata lunedì quando l’albero è arrivato dall’Ungheria. Il suo ritorno qui è un omaggio a chi un secolo fa sul Carso è morto e a chi ha perso la propria casa. Per gli ungheresi rappresenta un doloroso emblema di gloria dei soldati magiari. A noi ricorda invece Ungaretti. Per tutti è la testimonianza di ciò che accadde in queste terre tra il 1915 e il 1916. Rappresenta l’impegno di due popoli che cercano insieme le loro storie per raccontarle».

L’iniziativa può essere considerata il primo grande evento del progetto “Carso 2014+” ed è nata nel 2010 grazie all’incontro tra la sezione ricerche storiche del Gruppo speleologico carsico di San Martino e i rappresentanti dell’associazione “Meritum” di Szeged (ieri presente con una rappresentanza guidata dal presidente Gabor Murani).

Durante la lunga cerimonia inaugurale, il sindaco di Sagrado Elisabetta Pian ha invitato la folla presente a fermarsi davanti all’albero per osservarne la fragilità e per coglierne la tenacia: vero e proprio messaggio di vita poi sottolineato anche dal prefetto di Gorizia Maria Augusta Marrosu: «Nei momenti di difficoltà che stiamo attraversando dobbiamo trovare la forza per tirare fuori le nostre foglie come faceva lui».

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