L’affitto della discoteca di Cortina pagato con champagne pregiato

Ottenuto da un imprenditore triestino il sequestro della cantina di un locale vip per un totale di 100mila euro
Un brindisi in una foto di archiivio
Un brindisi in una foto di archiivio

TRIESTE Non paghi l’affitto della discoteca? E io ti faccio sequestrare 100 mila euro in champagne, bollicine italiane e superalcolici, come vodka esclusiva e altri alcolici costosi utilizzati per i cocktail dei vip, quelli più sofisticati. E cioè tutto quello che era rimasto sugli scaffali del bar e che fino a pochi mesi veniva consumato da clienti più o meno facoltosi arrivati o residenti a Cortina. Dom Perignon rosè, Moet & Chandon, Pommery, Veuve Clicquot. E poi Vodka Platinum, Wischi Seagram’s 100 pipers de luxe o Dalmore.

A chiedere e ottenere dal giudice il sequestro conservativo di quella che si può definire una cantina da Mille e una notte è stato l’avvocato Antonio Santoro, che ha agito per conto dell’imprenditore triestino Antonio Sinigallia in una causa civile davanti al tribunale di Belluno contro la società Country Life di Roma, affittuaria di un locale che si trova al piano terra dell’hotel Alaska di Cortina d’Ampezzo, una tra le discoteche più esclusive della perla delle Dolomiti dove, negli anni Novanta, ospite fisso era Jerry Calà.

La vicenda giudiziaria è cominciata nel maggio di due anni fa. Sinigallia aveva affittato la società titolare della discoteca alla Country Life di Roma. Gli affari sono andati bene per un pò di tempo e il locale notturno si è sempre riempito di turisti più o meno danarosi. Gente che spendeva a testa non meno di mille euro alla sera. Ma il successo non è durato a lungo, tanto che l’affitto non è stato più pagato e si è accumulato in breve tempo un debito di 150 mila euro.

Il motivo dei mancati pagamenti è stato innescato da un controllo per verificare i decibel sforati e che era costato una sanzione pesante. Così la discoteca ha dovuto chiudere. Ma a questo punto sono iniziati i guai: anche perché pare che la società Country Life avesse ottenuto da Sinigallia garanzie sullo stato del locale e, più precisamente, sul fatto che non necessitasse di altri investimenti. Country life aveva deciso di installare un impianto più potente. Per il quale servivano dei lavori di adeguamento agli impianti e alle pareti, per evitare che la musica e disturbasse tropo i vicini e i clienti dell’hotel a quattro stelle e vista sulle Dolomiti che si trova ai piani superiori.

Lo scorso 21 aprile l’ufficiale giudiziario ha notificato alla società capitolina l’ordine di lasciare il locale nella disponibilità dell’imprenditore triestino. Insomma sfratto per morosità. L’operazione non è però immediata. Il colpo di scena dopo qualche settimana. Durante un controllo viene trovata la cantina da Mille e una notte. Bottiglie del valore complessivo di oltre 100mila euro: champagne di grandi marche, spumanti italiani di pregio e superalcolici.

Da qui l’avvio di una causa civile: Country Life si affida all’avvocato Andrea Corsetti e chiede la restituzione di tutte le bottiglie, se non altro perché sarebbero di proprietà della Lux Eventi, una seconda società alla quale si appoggiava la Country. Per contro Sinigallia si rivolge all’avvocato Antonio Santoro e chiede il sequestro conservativo dei beni, sostenendo che si tratta di fatto di un risarcimento per gli affitti mai pagati. Insomma bollicine contro l’affitto non pagato.

L’altro giorno il sequestro disposto il sequestro delle bottiglie disposto dal giudice civile del Tribunale di Belluno. Insomma per ora le preziose bottiglie di Moet & Chandon, Pommery e Veuve Clicquot non vengono stappate.

Ma nella vicenda compaiono anche strascichi penali. La società Country ha accusato Antonio Sinigallia di appropriazione indebita, in quanto ritiene che quelle bottiglie non gli spettino assolutamente. D’altro canto Sinigallia parla di truffa da parte di chi, con artifizi e raggiri, non gli ha pagato l’affitto che era stato pattuito al momento della firma dell’affare.

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