L’addio alle Province alla volata finale

Oggi alla Camera il voto sul nuovo statuto del Friuli Venezia Giulia che rivede la geografia istituzionale prevedendo le città metropolitane
Palazzo Galatti, sede della Provincia
Palazzo Galatti, sede della Provincia

TRIESTE. I deputati regionali del Pd restano prudenti. È pur sempre un voto parlamentare ed è necessaria la maggioranza assoluta. Ma nel tardo pomeriggio di oggi, a meno di imboscate, il Friuli Venezia Giulia avrà abolito le Province. Alla Camera arrivano infatti in seconda lettura le modifiche allo statuto speciale. L’ultimo passaggio dopo il via libera del Senato.

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Enrico Gherghetta e Maria Teresa Bassa Poropat

«Una svolta epocale», dice il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato. Parole già spese in passato da Debora Serracchiani e da un Consiglio regionale che aveva approvato all’unanimità la proposta di legge costituzionale di modifica statutaria il 30 gennaio 2014. A esattamente 900 giorni da quella data il testo è allo striscione d’arrivo.

Contiene in primis la soppressione degli enti di area vasta, ma aggiunge anche la previsione della città metropolitana (peraltro già inserita nella legge Iacop del 2006), l’abbassamento da 25 a 18 anni del limite di età per l’elezione a consigliere regionale e la diminuzione da 15 a 5mila delle firme necessarie per le iniziative legislative popolari.

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L'aula del Senato

L’iter parlamentare è durato poco più di un anno. Il primo passaggio è del 7 luglio 2015, giorno dell’approvazione a Palazzo Madama del ddl 1289 di iniziativa consiliare, frutto di una lunga discussione in commissione Affari costituzionali e dell’assorbimento del ddl 77 presentato dal senatore friulano Carlo Pegorer, che prevede pure l’obbligo di dimissioni per i sindaci dei Comuni con più di 10mila abitanti nel caso di candidatura in Consiglio regionale.

Trattandosi di intervento su una legge costituzionale come lo statuto regionale si è dovuto procedere con una doppia lettura alle Camere. Le modifiche sono così approdate a Montecitorio, il 2 febbraio scorso, e nuovamente al Senato, il 17 maggio. E oggi si dovrebbe infine chiudere l’iter.

Il Friuli Venezia Giulia, Regione a statuto speciale con competenza primaria sugli enti locali, ha dovuto prevedere una modifica che serve a recepire quanto già previsto per le ordinarie. L’addio alle Province arriva però prima che altrove, con tempi rapidi per chi ha gli organi in scadenza (dopo Pordenone, anche Trieste e Gorizia) e alla conclusione naturale del mandato, nel 2018, per Udine.

I primi 2 articoli su un totale di 12 modificati intervengono dunque a sopprimere i riferimenti alla Province, a stabilire che la Regione provveda con legge all’istituzione di nuovi Comuni e alla modificazione della loro circoscrizione e denominazione, a introdurre la possibilità per la Regione di delegare l’esercizio di proprie funzioni amministrative anche alle Città metropolitane. Non manca la precisazione che è la legge regionale a disciplinare le forme di esercizio associato delle funzioni comunali. Ed è ancora la Regione ad assicurare i finanziamenti per l’esercizio delle funzioni.

Il Consiglio regionale si divide sulla specialità del Fvg
Debora Serracchiani

All’articolo 5 ecco invece la novità sull’elettorato passivo. Si riduce la soglia d’ingresso in Consiglio regionale dai 25 anni alla maggiore età. Vale a dire che già dalla prossima legislatura ad aspirare all’elezione in piazza Oberdan saranno pure i diciottenni. All’articolo 6 si riduce invece da 15 a 5mila il numero di elettori necessari per esercitare l’iniziativa popolare delle leggi regionali, mentre negli articoli successivi si interviene ulteriormente a rivedere lo statuto nell’ottica dell’abrogazione delle Province.

«Nulla è scontato, ma secondo me ce la facciamo - dice Rosato -. Sarà il risultato dell’impegno congiunto del Consiglio regionale e del Parlamento, a garanzia della piena autonomia del Friuli Venezia Giulia e del fatto che le sue scelte sono conseguenza delle determinazioni assunte in Regione».

Soddisfatto anche Francesco Russo, il senatore dem cui si deve l’inserimento nel ddl della previsione della città metropolitana: «Continuo a restare stupito dello stupore che si diffuse quando in commissione fu introdotto quel ragionamento, dato che la Iacop già consente a Trieste di procedere a legislazione vigente. Ma ora si apre la possibilità di un intervento più specifico, da condividere in aula senza imporre nulla a nessuno. Quel che è certo è che non c’è una partita Trieste contro Udine, si vuole solo dare a tutto il territorio gli stessi strumenti e finanziamenti».

Rimane invece critica la parlamentare di Sel Serena Pellegrino: «In presenza di un testo disorganico e talora vuoto di effettivi contenuti normativi, il cantiere per la riscrittura dello statuto va tenuto aperto. Ai cittadini non interessa scommettere su chi arriverà prima ad abolire le Province tra Serracchiani e Boschi».

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