Lacrime e gratitudine, addio a don Renzo Boscarol: «Il sacerdote bisiaco cittadino del mondo»

Nella chiesa di San Lorenzo fra striscioni e la foto con Papa Francesco. L’arcivescovo Redaelli nell’omelia ricorda il suo testamento spirituale
Bonaventura Monfalcone-13.03.2021 Funerale Don Renzo-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-13.03.2021 Funerale Don Renzo-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura

RONCHI. “Grazie don Renzo”: lo striscione apposto all’esterno della chiesa esprimeva da solo la grande stima, la graditudine, l’amore per un sacerdote che ha lasciato il segno nella sua comunità. A testimoniarlo anche le firme lasciate da alcuni giovani immigrati sotto quello striscione. Ronchi dei Legionari ha dato l’estremo saluto a don Renzo Boscarol, il parroco di San Lorenzo travolto dalla pandemia. La “sua” chiesa ha ospitato solo un’ottantina di persone a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, ma in centinaia sono venuti a salutarlo per l’ultima volta, oppure seguito la cerimonia via streaming. Un calore umano unico, dopo quello registrato il giorno a Vermegliano, il suo rione natale.

A Ronchi l'ultimo saluto a don Renzo Boscarol


Presieduta dall’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Maria Redaelli, la funzione religiosa ha avuto due fili conduttori: la tristezza per una scomparsa improvvisa e dolorosa e la gratitudine per i tanti insegnamenti che hanno contraddistinto l’opera pastorale del sacerdote.

Un grazie manifestato anche da tante presenze e messaggi di cordoglio. Come quelli dell’Anpi, attraverso la presidente, Marina Cuzzi, della Fincantieri che lo ha avuto quale cappellano, della stazione dei Carabinieri e delle comunità gemellate di Wagna e Metlika. Accanto al gonfalone decorato con medaglia d’argento, il sindaco e il vicesindaco, Livio Vecchiet e Paola Conte, i sacerdoti della cittadina e quelli che con lui hanno svolto un lungo cammino, don Soranzio, don Bertogna, don Giordani, don Ambrosi e il concittadino don Fontanot. Parole di commiato lette in sloveno e in friulano.

«Certamente don Renzo è una persona che ha amato. Un amore vero e appassionato per la sua Ronchi dei Legionari – ha detto monsignor Redaelli nel corso dell’omelia seguita al Vangelo letto da don Ignazio Sudoso – per la sua comunità, per la nostra Chiesa diocesana, per la scuola, per l’Azione cattolica, per il mondo delle comunicazioni, per questo territorio di confine e la sua vocazione europea, per le realtà della società, della politica, del lavoro. Quanti interessi e quanto impegno profuso con intelligenza e dedizione. Di tutto questo dobbiamo ringraziarlo e ringraziare il Signore - ha continuato -. Deve farlo soprattutto chi ha ricevuto qualcosa da don Renzo in uno dei molteplici campi di attività dove si è impegnato. E penso che tutti noi siamo debitori verso questo sacerdote “bisiaco e ronchese ma cittadino del mondo”, come si è definito nel suo testamento spirituale».

Il rito, conclusosi con la sepoltura nella tomba dove riposano altri sacerdoti della città, è stato accompagnato dal coro parrocchiale. Tutte le offerte, come da sua volontà, andranno a favore della San Lorenzo Caritas. Gli oltre 50 anni di iscrizione all’albo sono stati ricordati dal presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti, Cristiano Degano, che ha sottolineato come don Renzo amava «scrivere con la saggezza del cuore». Alessandro Pierobon, a nome del Consiglio pastorale, ha detto: «È stato un onore conoscerti e averti presente tra noi. Ci hai dato fiducia, ci siamo sentiti amati, importanti per gli uomini e per il Padre. Ti sei reso compagno di viaggio, in testa a tutti per dare l’esempio, a fianco di ognuno per spronarci e sostenerci, ma hai saputo anche fare un passo indietro per non sopraffarci. Ti sei sempre schierato anche dalla parte dei giovani e dei bambini. In mezzo a loro ti sei intenerito, mostrando inedite dolcezze. Ti sei preoccupato molto per la loro crescita e per il loro futuro».

Una comunità stretta attorno ala sorella Gabriella e ai parenti. Una comunità che non lo dimenticherà. Affranto il ricordo del sindaco Vecchiet, intervenuto al termine del rito: «Eravamo tutti consci del grave stato di salute del nostro parroco, ma abbiamo sperato che potesse superare questo terribile ostacolo del Covid. Purtroppo, con costernazione e tristezza abbiamo appreso la notizia della sua scomparsa. Un uomo saggio. Le sue parole facevano riflettere sempre, era il suo intento, spingere le persone a pensare, a usare il cervello. In lui non esisteva il concetto di banalità.

Appassionato di storia, della nostra storia, è stato un uomo dalle mille iniziative, con la sua scrivania stracolma di libri, ritagli di articoli. Quasi ogni giorno aveva un’idea nuova e veniva da me per esporla. Spesso mi sono chiesto dove trovava tutta l’energia per portare avanti questi obiettivi. Amava la sua città, le sue persone, le sue associazioni e invitava tante volte i nostri cittadini a non essere individualisti ma a vivere la nostra comunità, donando del tempo per gli altri. Buono con tutti, disponibile, anche troppo e di questo alcuni ne hanno anche approfittato. Ma non era capace di dire mai no, spesso si inventava sotterfugi per avvicinare persone deboli che non vedevano di buon occhio i ministri di Dio, ma il suo cuore gli diceva di fare così».

Quindi il corteo funebre e la sepoltura, con le ultime parole pronunciate da don Mirko Franetovich ringraziando tutti per l’affetto e la stima dimostrati in questi ultimi, tristissimi giorni non solo per la comunità di Ronchi dei Legionari.—

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