Lacota: «Adesso intervenga Frattini». Lo storico Spazzali: «Gruppi alla deriva»

Infuria la polemica dopo la spedizione dell'Unione degli istriani alla foiba di Corgnale
di Gabriella Ziani
Fastidio, dileggio, orrore, offesa, irritazione, rigurgiti storici e paura del passato: tutta la gamma dei sentimenti e delle idee si raccoglie attorno all’incidente accaduto l’altro giorno alla foiba di Golobivnica a Corgnale, in Slovenia, dove una delegazione dell’Unione degli istriani che portava un autorizzato omaggio al sito è stata dileggiata e aggredita da un gruppo di manifestanti sloveni (ma, secondo le ricostruzioni, c’erano anche sloveni della cintura triestina) al grido di «fascisti».


L’Unione degli istriani ha chiesto un incontro urgente col ministro degli Esteri, Franco Frattini. Il presidente dell’Unione, Massimiliano Lacota, ha convocato per domani la giunta e una conferenza pubblica e promette di tornare a Corgnale nei primi giorni di maggio «in concomitanza con il periodo degli infoibamenti di italiani durante i 40 giorni di occupazione jugoslava di Trieste».


Il consiglio comunale reagisce nelle sue diverse anime allo stesso modo. Il Gruppo consiliare Pd esprime solidarietà, condanna la contromanifestazione, auspica che l’episodio non venga utilizzato in termini strumentali «per fermare il processo di pacificazione e condivisione delle memorie, ormai patrimonio delle istituzioni e dei cittadini italiani e sloveni» e invita il sindaco a concordare con le istituzioni slovene di Corgnale «una manifestazione a sostegno del dialogo».


Presenterà stasera in consiglio una mozione urgente Roberto Sasco dell’Udc: chiede che Dipiazza invii al sindaco di Corgnale una lettera di «ferma condanna» con l’auspicio di futura collaborazione e che il presidente del consiglio comunale organizzi la visita di una delegazione di consiglieri al precipizio di Golobivnica. «Non si può restare silenti - commenta Sasco -, sono avvenimenti che si contrappongono in maniera pesante all’azione di rappacificazione fra i popoli, tacere significa dare spazio a questi gruppi minoritari: gli esagitati vanno emarginati».


Di «oltraggio» parla Marco Vascotto di An, capogruppo in consiglio provinciale: «Paragonabile forse solo - scrive - a una manifestazione in divisa nazista che impedisca un pellegrinaggio alla Risiera di Trieste». Il gruppo di An esprime «orrore», intende presentare una mozione urgente per chiedere che la presidente Poropat «intervenga presso le autorità slovene e italiane per chiedere spiegazioni e scuse alle prime e le necessarie assicurazioni e verifiche in merito all’eventuale coinvolgimento di estremisti italiani alle seconde». Dice An: «È come se l’orologio della storia qui si fosse fermato per sempre».


Vuol capire si dietro c’è «una strategia globale, viste le precedenti provocazioni accadute a Trieste», Piero Camber (Forza Italia): «Vorrei che fosse il governo sloveno a riprendere ufficialmente chi ha inscenato la contromanifestazione: l’unico modo per dire che quel governo non la condivide». Sconcerto di Camber per la presenza di bambini fra i manifestanti.


Distaccato Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega nazionale: «I fatti confermano la mia lettura del fenomeno foibe: gli autori erano i comunisti di Tito, quegli atti erano politici e non etnici. Questi gruppetti si sentono eredi degli infoibatori, evocano fantasmi. Patetici: non esistono più comunismo, titoismo e Jugoslavia. Più che politica, mi sembra un’azione necrofila».


Non così la pensa Peter Mocnik, segretario dell’Unione slovena: «Dietro c’è il fatto che l’Italia non ha mai fatto propria la relazione della commissione intergovernativa di storici, accolta invece dalla Slovenia. Lì dentro c’è la storia completa. Il presidente Turk ha ragione. Non dico che bisognerebbe rifare un processo di Norimberga, ma che una seria rivisitazione degli abomini compiuti dal fascismo in Slovenia non è mai stato fatta. Male informato, il presidente Napolitano premia ogni anno nella Giornata del ricordo figli e nipoti di criminali di guerra».


In totale disaccordo lo storico Roberto Spazzali (anni fa autore del primo monumentale libro sulle foibe): «Questi gruppuscoli sono cervelli alla deriva, incagliati nel passato, il diritto alla memoria è inestinguibile.


Sono sconcertato: a Gorizia italiani e sloveni fanno riti comuni con l’associazione cattolica ’’Concordia e pax’’ sulle foibe slovene, mentre alle cerimonie per i fucilati di Basovizza partecipano da sempre anche ministri sloveni, e attualmente proprio in Slovenia c’è un acceso dibattito sugli eccidi del regime comunista. Il rapporto degli storici? Dopo 10 anni - conclude Spazzali -, sarebbe già da rifare».

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