L’accusa del Kosovo contro i serbi: durante la guerra è stato genocidio

BELGRADO Sempre più complicato il dialogo tra la Serbia e il Kosovo, che ora si trasforma in un vero e proprio nodo gordiano dopo che il Parlamento di Pristina ha adottato una risoluzione che condanna il «genocidio», le atrocità e i crimini commessi dalle forze serbe durante la guerra del 1998-1999 nel Paese. A favore della risoluzione hanno votato tutti i 79 deputati presenti, assenti i parlamentari rappresentanti della minoranza serba. Come ha detto Bilall Sherifi, presidente della commissione che ha messo a punto la risoluzione, tale documento è stato deciso nel 20mo anniversario dei crimini commessi in Kosovo dai serbi, responsabili, secondo Pristina, dell'espulsione e deportazione di un milione di kosovari di etnia albanese e dell'uccisione di circa 12 mila civili di varie etnie, in modo particolare albanesi.
Nella risoluzione sono menzionati i luoghi nei quali le forze serbe commisero oltre cento crimini e massacri, in alcuni casi bruciando persone vive, come a Mitrovica, Breznik, Podujevo, Djakovica, Mala Kruša, Matiqan, Izbica, Rrezalle. Inoltre nel corso della guerra di fine anni Novanta furono commesse violenze sessuali contro 20 mila persone.
Durante il dibattito che ha preceduto il voto sulla risoluzione, la deputata Flora Brovina, del Partito democratico del Kosovo (Ddk), ha presentato una foto che mostra dei soldati serbi mentre stuprano una donna kosovara di etnia albanese, la cui famiglia è stata sterminata. Ma la foto che ritrae il presunto stupro della donna kosovara albanese da parte di soldati serbi si è rivelata un “fake” e sarebbe stata in realtà scattata in Iraq e non in Kosovo. Ad affermarlo è il sito del giornale kosovaro Telegrafi. Stando a tale fonte, la foto non avrebbe nulla a che fare con gli eventi in Kosovo ma si riferirebbe a crimini compiuti in Iraq. Un’altra fonte sostiene che la foto proviene da un sito pornografico sempre dell’Iraq. Sta di fatto che la deputata ha raccontato di aver avuto quella foto da un soldato serbo nel 1999 e di conservare a case altre 10 istantanee.
Pesante la reazione del presidente serbo Aleksandar Vučić secondo il quale le autorità kosovare vogliono arrestare 26 poliziotti e altre 15 persone sospettate di corruzione. «Vogliono fare questo - ha dichiarato - affinché Kosovska Mitrovica resti senza sicurezza e poter così terrorizzare il nostro popolo». Secondo Vučić lo scenario seguente sarebbe costituito dai kosovari che «prendono possesso dell’area serba (Mitrovica è divisa in due dal fiume Ibar tra settore albanese e settore serbo ndr.) mettono la nostra gente davanti allo stato dei fatto, come hanno fatto i croati con l’operazione Tempesta (1995 decretò la sconfitta dei serbi ndr.)».
Per la premier serba Ana Brnabić, la risoluzione del Parlamento kosovaro rappresenta «una ulteriore conferma della volontà di Pristina di non proseguire nel dialogo con Belgrado» e «dimostra l'enorme differenza fra la politica dalla Serbia e quella dal Kosovo. Quella di Belgrado è una politica di pace e mirante al compromesso, una politica che guarda al futuro della regione e a migliori condizioni di vita. La politica kosovara invece guarda al passato che non porterà mai a nessuno un futuro migliore». Marko Djurić, capo dell'Ufficio governativo serbo sul Kosovo ritiene la decisione un «pamphlet propagandistico che stravolge del tutto la verità su chi avviò la campagna di terrore e crimini contro i civili in Kosovo, e serve solo a nascondere le proprie responsabilità». —
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