L’accordo tra Elettra e Arvedi bloccato dalla questione Cip6
di Silvio Maranzana
Un accordo commerciale sarà stipulato tra Elettra produzione e il Gruppo Arvedi e prevederà lo scambio dei gas di risulta dell’altoforno e della cokeria (con i quali produrre energia) con la fornitura di energia alla Ferriera di Servola. L’annuncio è stato fatto dai vertici di Elettra di cui è presidente Luca Ramella, ma che è proprietà del fondo inglese Alix partners, alla rappresentanza sindacale della centrale triestina guidata da Michele Piga segretario provinciale della Filctem, gli elettrici della Cgil, nel corso del confronto svoltosi nei giorni scorsi a Milano.
Tutto questo però non può ancora avvenire in quanto il Gse, cioé il Gestore dei servizi energetici di cui è socio unico il ministero dell’Economia e delle finanze, non ha ancora risposto alla richiesta che Elettra produzione ha avanzato, ancora a marzo, di risoluzione anticipata del Cip 6, sigla che identifica la convenzione in base alla quale chi produce energia da fonti rinnovabili o assimilate (tra queste rientrano anche quelle che utilizzano i gas di risulta) ha diritto a rivenderla al Gse a un prezzo superiore a quello di mercato. Ciò grazie a un sovraprezzo del 6-7% sulla bolletta a scapito dei consumatori. «Non essendo ancora giunta la risposta del Gse - spiega Piga - e di conseguenza non sapendo se si procede senza o con il Cip 6 non si sa ancora quale tipo di accordo andare a stipulare».
Questo problema bloccherebbe non solo l’accordo con Elettra, ma anche il contratto d’affitto che Arvedi, tramite la neocostituita società Siderurgica triestina, ha annunciato già da mesi di voler fare con la Lucchini che si trova in amministrazione straordinaria prima di giungere alla definitiva proposta d’acquisto della Ferriera». Elettra avrebbe chiesto la risoluzione anticipata perché in questo modo potrebbe essere subito liquidata con incentivi spettanti che secondo stime non ufficiali sarebbero pari a 57 milioni di euro.
La centrale funziona ora a ciclo combinato, ma Piga riferisce che a Milano è stato precisato che per il futuro rimangono aperti due scenari: il ciclo combinato o, in alternativa, il ciclo classico. «Abbiamo comunque ottenuto un Tavolo - precisa il sindacalista - dove avviare la trattativa per salvaguardare i livelli occupazionali». Per accelerare la risposta del Gse, Elettra produzione ha fatto anche ricorso al Tar e i giudici amministrativi hanno intimato al Gestore dei servizi energetici di concludere la fase di valutazione in un massimo di tre mesi che scadrebbero attorno al 20 dicembre.
«Non appare condivisibile la tesi della ricorrente (cioé Elettra, ndr.) - scrive il Tar - secondo cui il Gse debba limitarsi a effettuare una mera operazione aritmetica tra la stima degli oneri connessi alla durata residua delle convenzioni e gli oneri derivanti dalla risoluzione anticipata», ma anche che «tale operazione di verifica non sembra possa protrarsi a tempo indeterminato, ma necessita di essere conclusa in tempi ragionevoli, posto che l’istanza della ricorrente risale a marzo 2013».
In conseguenza di ciò i giudici hanno concesso a Gse un termine massimo di 90 giorni dalla data dell’ordinanza». Il costo dell’energia è elemento cruciale nell’operazione Arvedi, ma ad esso se ne aggiungono almeno altri tre: il rinnovo dell’Aia che Lucchini intende far slittare, la concessione demaniale che scade a dicembre, il commissariamento dell’area che la Regione vuole, ma l’Autorità portuale contrasta.
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