«L’accattonaggio molesto? Qui non c’è emergenza»
Più che un Consiglio comunale, pareva un’Assemblea Onu senza interpreti. E infatti, ieri sera, nell’aula di piazza Unità, gli eletti hanno parlato per due ore lingue diverse, intraducibili: il centrodestra, che aveva chiesto - e ottenuto dal presidente rifondarolo Iztok Furlanic - il Consiglio straordinario sull’accattonaggio molesto, ha difeso strenuamente le ragioni di quella richiesta, puntando sulla percezione d’insicurezza montante in città mentre il centrosinistra, con l’aggiunta dell’enclave grillina, ha formalizzato in sede istituzionale le accuse mosse alla controparte alla vigilia, cioè quelle di una strumentalizzazione di un falso problema. Per come però si è sviluppata la discussione, è risultato davvero difficile trovare in quelle due ore un che di costruttivo. Gli interventi dei rappresentanti delle forze dell’ordine, invitate da Furlanic, sono stati a loro modo illuminanti. «Il fenomeno è presente anche a Trieste - ha osservato il vicequestore aggiunto Denise Mutton, capo della Squadra volante - ma mi sento di poter dire che qui esiste una mendicità non invasiva, che sicuramente non assume problemi di ordine pubblico». Insomma, l’accattonaggio «esiste ma non è un fenomeno di allarme sociale come in altre città». «Condivido in toto, fermo restando che ogni atto rilievo penale lo seguiamo attentamente proprio per far sì che a Trieste l’accattonaggio resti un fenomeno contenuto, non strutturato al punto da costituire forme emergenziali», ha aggiunto il tenente colonnello Massimiliano Pigato, vicecomandante provinciale dei carabinieri. «Non ci risulta - ha dichiarato a sua volta il comnandante della polizia locale Sergio Abbate - che vi siano attività di racket. La procura in questa città è particolarmente attenta e sensibile».
Un conto però sono i responsi dei controllori delle leggi, e l’accattonaggio dal ’95 non è più reato se non in presenza di bambini, un’altro invece è il senso di disagio vissuto dalla gente e intercettato dalla politica, hanno insistito i promotori del Consiglio straordinario, su tutti il capogruppo di Fi Everest Bertoli, primo firmatario: «Il sindaco esca dal mondo dei sogni e si faccia una passeggiata per la città. Il centrodestra non ha bisogno di cavalcare la tigre della paura per avere consenso, per questo basta l’operato di quest’amministrazione». «È irricevibile - gli ha fatto eco l’ex Fli Michele Lobianco - questo clima da viva il parroco, e la responsabilità è della giunta». «Oggi non stiamo chiedendo più ordine - così Maurizio Bucci da Fi - ma portiamo all’attenzione dell’aula un disagio». «L’accattonaggio non è più reato, quello di procurato allarme sì», ha ammonito di rimando i berluscones Stefano Patuanelli dall’M5s. «Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, ci sta bene la situazione attuale? A me no», ha insistito da Fi Piero Camber. La chiusura di Roberto Cosolini è stata al vetriolo: «Ma perché non si è voluto ascoltare una relazione? No, qui ci voleva un Consiglio straordinario, perché la situazione poteva precipitare, come per rigassificatore e Ferriera. C’era bisogno di un Consiglio straordinario per un mendicante ogni sette, ottomila abitanti?».
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