L’Accademia di cucina sbarca a Trieste tra jota e presnitz

Sapori, vini e ricette triestine alla ribalta nazionale e internazionale attraverso una scuola storica come quella di Mario Suban. L’Accademia Italiana della Cucina sbarca a Trieste per promuovere la...
Silvano Trieste 07/05/2012 Mario Suban
Silvano Trieste 07/05/2012 Mario Suban
Sapori, vini e ricette triestine alla ribalta nazionale e internazionale attraverso una scuola storica come quella di Mario Suban. L’Accademia Italiana della Cucina sbarca a Trieste per promuovere la gastronomia locale, una sorta di riconoscimento ufficiale destinato a concretizzarsi da domani a domenica, il periodo che accoglierà in città una sessantina di rappresentanti della Consulta Nazionale della sigla istituita nei primi anni ’50 a Milano dallo scrittore, commediografo e giornalista Orio Vergani, colui che gli annali identificano come il “primo fotoreporter italiano” e che all’interno del suo cenacolo di buongustai altolocati riuscì a coinvolgere personaggi come Dino Buzzati e Aldo Mondadori. L’invenzione di Vergani, divenuta tra l’altro dal 2003 anche “Istituzione Culturale della Repubblica Italiana”, ha accettato l’invito dell’assessorato al Turismo del Comune di Trieste e della delegazione locale dell’Accademia, dimostrando di recepire, anzi, di voler gustare sul campo le trame gastronomiche tipiche da San Giusto ai dintorni carsici, piatti poi da promuovere e divulgare all'interno delle proprie guide, riviste e ricettari regionali selezionati dai Centri Studi Territoriali.


Trieste ha giocato le sue carte con la Jota, la calandracca e il presnitz, tre assi da fiera delle calorie che forse farebbero a pugni con Masterchef ma che da fine ottobre potranno fregiarsi di un marchio all'insegna dell'unicità gastronomica, divenendo di fatto un emblema della cucina della Venezia Giulia. Il tempio scelto per il riconoscimento da parte dell'Accademia Italiana della Cucina è l’“Antica Trattoria Suban”, teatro della cena di benvenuto in programma il 28 ottobre.


Qui andrà in scena l’altro riconoscimento d’onore, con la consegna del Premio “Giovanni Nuvoletti” a Mario Suban, un tributo per un alfiere della cucina del territorio e delle sue varianti, quelle ora etichettate nel segno della multietnicità ma che in realtà rispecchiano da sempre il variegato respiro storico della città, anche dietro ai fornelli. Il secondo scalo culinario dell’Accademia è previsto invece all’indomani al Ristorante del Savoia Palace Hotel e anche qui Trieste deve convincere con le porzioni della stagione “autunno - inverno”, una specie di prova generale prima dello sbarco all'estero. Si, perché a novembre si approda in Canada, a Ottawa per la precisione, ospiti dell’Ambasciatore Italiano per una nuova vetrina culinaria e sempre affidata allo staff di Mario Suban. Il copione forse è destinato a cambiare, ovvero fuori la Jota e dentro probabilmente lo stinco e spazio soprattutto al prosciutto cotto caldo, magari sposato al kren. E i vini? Qui si registra una esclusione eccellente, ovvero il Teran, la cui cifra asprigna potrebbe non essere compresa dai palati glaciali dei canadesi. Via libera invece al rosso Refosco e alla Malvasia, portacolori dell’enologia “Made in Trieste”.


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