La volpe innominata, l’emù velocista e il cigno che ormai è un ospite fisso

Bonaventura Monfalcone-23.06.2019 Visita al centro avifauna selvatica-Tartarughe acquatiche-Fossalon-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-23.06.2019 Visita al centro avifauna selvatica-Tartarughe acquatiche-Fossalon-foto di Katia Bonaventura

La convivenza nell’infermeria del Centro di recupero fauna selvatica di Terranova durerà ancora per poco. Le tre volpi accolte, dopo essere state trovate a bordo strada nella zona di Bistrigna, da Damiano Baradel circa due mesi fa, quando avevano pochi giorni di vita, hanno iniziato ad acquistare forza e la presenza in un altro box di cinque piccoli caprioli sta diventando un richiamo troppo forte per una specie predatrice.

«Ho dovuto chiudere in modo sicuro il box delle volpi – racconta Damiano Baradel, gestore del centro –, perché iniziavano a saltare per poter uscire». Presto, quindi, i tre esemplari saranno spostati all’esterno, in un recinto più grande, fino a quando si tenterà di reintrodurle in natura. Quanto non è riuscito con la volpe adulta sempre ospite del centro, dov’è stata curata e accolta alcuni anni fa.

«A differenza di altri ospiti di lunga data non ha un nome, perché avevamo sempre la speranza di poterla liberare, come avvenuto invece con l’altra arrivata nello stesso momento», dice Baradel. La volpe aveva però subito un imprinting troppo importante e quindi la liberazione, in assenza della sufficiente diffidenza nei confronti dell’uomo, avrebbe significato esporla a rischi troppo alti. «È importante che i cittadini lo sappiano: nel rispetto della natura di questi animali l’addomesticazione non va tentata e praticata», sottolinea Baradel, il cui centro riesce a restituire al loro habitat oltre il 70% degli animali accolti.

C’è comunque anche chi decide di fermarsi, come uno dei tre cigni nati nel Centro, dopo che le uova erano state raccolte da un diportista su un nido alla deriva nel bacino di Panzano. Due fratelli sono volati via, appena ne sono stati in grado, mentre il terzo è rimasto, in compagnia di un altro cigno reale e di un cigno nero australiano.

È da vedere cosa decideranno le tre piccole oche selvatiche trovate e portate da un privato, che ora fanno gruppo con un emù, al momento di poco più grande come dimensioni, ma destinato a raggiungere il metro e 30 centimetri al dorso e un peso attorno ai 50 chilogrammi. Dispettoso con le sue amiche, l’emù riesce però a scappare, sfoggiando già tutta la velocità propria della sua specie.

Di certo si punta a far ritornare nel loro ambiente i cinque cuccioli di capriolo di diverse età accolti dal Centro, dove sono stati portati dal Corpo forestale regionale, anche dalla zona di Gorizia. Uno degli esemplari è arrivato in particolare con diverse ferite, che hanno dovuto essere richiuse con diversi punti di sutura, provocate forse da un attrezzo agricolo.

«Ha subito talmente tanto stress che fa ancora fatica a mangiare», spiega Baradel, che con il padre si occupa del migliaio di animali accolti nel centro. Circa 500 sono tartarughe e altri 300 pappagalli, la cui alimentazione viene preparata una o due volte alla settimana dai volontari dell’associazione Sos Pappagalli di Trieste. La materia prima la offre il Centro, ma i volontari si occupano di tagliare la frutta e la verdura, preparare le noci e i semi che poi saranno serviti ai colorati volatili, arrivati quasi tutti in seguito a sequestri. —

La. Bl.

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