La vitale malinconia di Trieste strega il National Geographic

Il numero autunnale della sezione viaggi della rivista dedica un ampio reportage all’anima della città sospesa tra glorioso passato e futuro ancora tutto da scrivere
La copertina del reportage dedicato a Trieste dal National Geographic Traveler
La copertina del reportage dedicato a Trieste dal National Geographic Traveler

TRIESTE «Cristallizzata da anni nel suo elegante abito di inizio Novecento, oggi la città tenta un balzo nel nuovo millennio, fatto di cultura, commercio, sviluppo e nuovi stili di vita». Inizia così un ampio articolo che il National Geographic Traveler, nel numero di autunno 2020, dedica a Trieste, a firma di Fabrizio Giraldi e Manuela Schirra.

In copertina insieme a San Pietroburgo “anima russa”, Galway “L’Irlanda in una città” ecco Trieste “Una porta sul futuro”. Definita malinconica, ma allo stesso in continuo fermento, la città viene descritta passando per teatri, locali, alberghi e botteghe. Un tuffo nel passato e uno sguardo sul presente, tra nuove aperture e grandi eventi. E viene raccontata anche attraverso dati e record. Prima in Italia per numero di spettacoli teatrali per abitante, capitale del caffè, con un consumo medio di 10 chili all’anno per ogni triestino, il doppio della media italiana. Prima anche per i bar, uno ogni 300 residenti, contro gli oltre 400 del resto della penisola. E ancora si ricorda come sia la città con più istituti di ricerca pro capite al mondo, e con piazza Unità, la più ampia piazza d’Europa sul mare.

Uno sguardo anche all’economia, in primo piano il porto. «Pronta a riscattarsi nel panorama mondiale dei commerci grazie allo sviluppo strategico del sistema intermodale attuato nell’ultimo quinquennio della nuova direzione del porto». Segnalato anche l’incremento del 10% di turisti (pre Covid), avvenuto «per un ambiente tra scenografie eleganti, aspirazioni future e malinconie passate», ma anche perché «Trieste è una città che ben si adatta a essere aperta e connessa, emancipata e priva di pregiudizi».

Due pagine poi sono tutte per consigli e suggerimenti, frutto di itinerari testati dagli autori sul posto. Si va dal pasto da consumare in uno dei buffet tradizionali, passando per alcuni ristoranti come Suban e il Pier. Il miglior caffè, secondo l’articolo, si beve da Viezzoli e da Pirona, anche se vengono definite “ottime esperienze” le tappe nei caffè antichi. O meglio quelli storici. Un cenno riservato anche ai modi particolari di ordinare un semplice espresso, con le sue varianti. Capitolo a parte per gli aperitivi. L’anima godereccia della città emerge qui. «L’aperitivo – si legge – è un appuntamento costante a Trieste». Sottolineate poi le tante aperture di alberghi avvenute negli ultimi anni con un’attenzione particolare al DouleTree Hilton e alla ristrutturazione del palazzo storico che lo ospita.

Le grandi foto immortalano il molo Audace con la città alle spalle, Marina San Giusto, il Museo Revoltella, una particolare veduta dal tetto di Eataly, il palazzo della Camera di Commercio, la vecchia drogheria Toso e locali più recenti come Lettera Viva. Uno scatto anche alla movida di via Torino, uno scorcio dall’alto di piazza Goldoni e la passeggiata di Miramare. In conclusione quasi un augurio, rivolto alla città. «Commercio, sviluppo urbano e sviluppo industriale, interculturalità e intermodalità, ricerca scientifica, architettura, lifestyle. Sono queste le chiavi di lettura più interessanti per questa città sospesa nel tempo e nella storia. E, attualizzate, potrebbero defibrillare l’animo, e ancor di più l’economia». —
 

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