La vita dei migranti all’ex Ostello scout: qui i posti a disposizione sono la metà di quelli previsti
I letti dovranno arrivare a 150 ma adesso ce ne sono 78. Attesi altri moduli e lavori del Comune sulla rete fognaria
TRIESTE. L’ultimo trasferimento da Campo sacro, riferiscono gli operatori, è avvenuto martedì scorso. A bordo delle corriere c’erano cinquanta migranti, accolti nell’ex Ostello scout in attesa di essere smistati altrove.
Appena varcati i cancelli, i letti lasciati liberi dai richiedenti asilo sono immediatamente tornati a riempirsi. Molto rapidamente, anche perché dei 150 posti di capienza massima previsti per il Centro di accoglienza straordinaria (Cas) sul Carso al momento ne sono disponibili tra 75 e i 78, fanno sapere Caritas e Ics.
A inizio luglio l’Unhcr aveva provveduto a fornire l’ex sito di Alpe Adria con moduli abitativi aggiuntivi, ma a ieri i container non erano ancora in funzione. Il Comune, dal canto suo, fa sapere che l’intervento di adeguamento della rete fognaria, necessario per aumentare la capienza della struttura, è in fase di Conferenza dei servizi. Dopo l’appalto ci vorranno almeno quattro mesi prima di terminare i lavori.
«Il sistema di trasferimenti sta funzionando», precisa l’assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti, e il sindaco Roberto Dipiazza assicura che «provvederemo ad adeguare l’ex Ostello quanto prima». Ma chi si occupa di accoglienza non nasconde le proprie preoccupazioni, perché tra chi è in attesa di accedere a Campo sacro e chi non intende presentare domanda di protezione internazionale restano per strada «decine di persone». Anche famiglie, donne sole o con bambini al seno. Il rischio, denuncia il presidente dell’Ics Gianfranco Schiavone, è che «si torni al dramma di un anno fa: picchi di quattrocento persone abbandonate nel Silos», che oggi non c’è nemmeno più.
A due mesi dalla chiusura del magazzino dietro la stazione, avvenuta il 21 giugno, l’ordinanza di sgombero firmata dal sindaco «non è stata accompagnata da adeguate politiche di accoglienza», denuncia l’Ics. «Le nostre strutture sono tutte piene», dice la referente per la Caritas Katarina Modic. Perché, a fronte del calo di passaggi lungo la balkan route riferito da Frontex, i profughi continuano ad arrivare, e quei pochi posti pensati per homeless o migranti in transito sono spesso occupati da chi invece è in attesa di entrare nel sistema di accoglienza.
Con il Silos chiuso, la soluzione individuata per i richiedenti asilo è Campo sacro, passato in concessione alla Prefettura dal primo luglio e trasformato in un «centro – annota l’assessore Roberti – ad alta rotazione, in cui collocare i richiedenti per un breve periodo, sufficiente a programmare i trasferimenti». L’ex Ostello, gestito dalla Caritas, ha una capienza massima di 150 persone, «ma attualmente offre tra i 75 e i 78 posti, anche perché – denuncia Schiavone di Ics – la struttura è inadeguata», e da tempo richiede interventi di rifacimento della rete fognaria.
I lavori non sono ancora iniziati. A inizio agosto la ditta Idrostudi srl ha consegnato il progetto di fattibilità dell’opera da 499 mila euro, e ora si attende la Conferenza dei servizi. Il cantiere, quando appaltato, prevede 143 giorni di lavori: circa quattro mesi. Di recente è stata intanto sostituita la caldaia. «Gli arrivi sono in calo e al momento non c’è ulteriore esigenza di posti letto a Campo sacro», assicura l’assessore Roberti, ricordando poi che dalla chiusura del Silos è stato effettuato circa un trasferimento a settimana.
Ma i migranti continuano a camminare e non tutti trovano posto all’ex Ostello. Almeno non subito, perché tra il loro arrivo, spesso in piena notte, e l’accesso al centro passano anche alcuni giorni. Molti, poi, al momento del rintraccio dichiarano di voler presentare domanda di asilo, temendo di essere respinti in Slovenia, ma poi non si presentano in Questura perché intenzionati a continuare il viaggio.
Per loro le soluzioni di accoglienza sono poche. Restano in città una notte o due, e con il Silos chiuso, a disposizione restano solo i 24 letti della Caritas in via Sant’Anastasio, «ma il dormitorio – riferisce la responsabile Modic – è spesso occupato da richiedenti asilo che aspettano l’invito in Cas». E poi ci sono i nuclei familiari, che solitamente non vengono ospitati in Carso perché, precisa l’operatrice, «al momento nell’ex Ostello non c’è possibilità di separare donne e bambini da uomini adulti».
Resta allora solo Casa Malala, recentemente assegnata alla coop Nova Facility, ma la struttura è «in condizioni di trascuratezza e risulta sottodimensionata», denuncia l’Ics, come fatto emergere nelle scorse settimane anche dai parlamentari Riccardo Maggi (Più Europa) e Matteo Orfini (Pd). Così anche mamme e figli sperano in un letto convenzionato, o in via Sant’Anastasio, prima del trasferimento. In alternativa resta sempre piazza Libertà.
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