«La vignetta slovena va abolita per chi vive nella Venezia Giulia»

Regione, Comune di Trieste e parlamentari sloveni di nuovo in pressing su Lubiana. Proposto un pedaggio simbolico per gli abitanti dell’area confinaria. No della Dars

TRIESTE Riparte l’offensiva contro la vignetta obbligatoria sulle autostrade slovene. Esponenti politici del Friuli Venezia Giulia e un drappello di parlamentari della vicina Repubblica si sono mobilitati per rilanciare un dibattito ormai storico a Lubiana: l’abolizione del bollino nel tratto costiero per i cittadini della Venezia Giulia, al fine di favorire i traffici e il turismo giornaliero.

Il tema è stato discusso più volte in Slovenia dal 2013 a oggi, ma finora non ha mai centrato l’obiettivo. Il governo di Miro Cerar, che ha concluso il suo mandato meno di un anno fa, guardava con favore alla proposta. Ma non è riuscito a vincere le resistenze della Dars, la compagnia autostradale di Slovenia, che si è sempre opposta alla realizzazione dell’ipotesi, per ragioni che ora spiegheremo.

La questione, come detto, è tornato in voga negli ultimi mesi da ambedue i lati del confine. Durante le votazioni per la scorsa Finanziaria regionale, i consiglieri regionali dell’Unione slovena Igor Gabrovec, della Lega Danilo Slokar e di Forza Italia Piero Camber hanno presentato un emendamento in cui si chiedeva alla giunta Fedriga di inserire nel programma lavori di un futuro incontro bilaterale con le autorità competenti della Repubblica di Slovenia la possibilità di riconoscere, in favore dei cittadini residenti in Venezia Giulia, la facoltà di transito lungo il tratto transfrontaliero della rete slovena tra il valico di Rabuiese e Capodistria, comprese le uscite lungo il percorso, «istituendo uno speciale contrassegno di importo simbolico pari a 10 euro l’anno». Il testo è stato fatto proprio dalla giunta come raccomandazione. Commenta ora l’assessore regionale alle Infrastrutture Graziano Pizzimenti: «Chiaramente il tema ci interessa. È anacronistico pagare per andare fino a Portorose. Anche perché una volta passato Rabuiese è difficile proseguire fuori dall’autostrada per chi non conosce già il percorso». Secondo Pizzimenti cambiare sistema potrebbe convenire anche alla Slovenia, «al di là del mancato introito»: «Recupererebbero i pedaggi in meno grazie agli incrementi nel turismo transfrontaliero e giornaliero».

Ultima ma non meno importante sul fronte italiano, è la richiesta del Comune di Trieste. Il sindaco Roberto Dipiazza ha incontrato nei giorni scorsi un gruppo di parlamentari sloveni capitanati dal presidente dell’aula, Dejan Židan. Oltre a Židan sono stati ricevuti nel salotto azzurro anche il deputato Felice Žiža, rappresentante della Comunità nazionale italiana, e Meira Hot di Pirano. C’erano inoltre il console di Slovenia Vojko Volk, il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin con i consiglieri Gabrovec e Slokar e il consigliere comunale di Trieste Igor Svab. In quella sede Dipiazza si è fatto portavoce della proposta con il presidente Židan. I deputati Žiža e Hot hanno assicurato al sindaco che delle iniziative sono in corso da parte loro e di altri colleghi dell’area del litorale. «Durante l’ultimo mandato - spiega Žiža al Piccolo - si è parlato di questa possibilità in diverse riunioni, sia a livello locale che governativo. Per quanto ci fosse l’appoggio del partito di Cerar, non si è riusciti ad arrivare al risultato».

Gli ostacoli da superare sono significativi. Il trattato di Osimo, a cui si appellano tutti i sostenitori della proposta, stabilisce la libera circolazione nell’area della Venezia Giulia e dell’Istria. L’applicazione di questo principio si vede ad esempio nella gratuità del tratto autostradale compreso fra il casello del Lisert e il confine sloveno. «Il testo del trattato, però, non è specifico e non impone esplicitamente che ci siano infrastrutture stradali o autostradali libere».

Da parte sua la Dars osserva che esistono lungo tutti i confini della Repubblica di Slovenia altri tratti autostradali con caratteristiche simili e che la “liberalizzazione” del passaggio costiero costituirebbe un precedente potenzialmente pericoloso per le sue casse.

«La scelta deve essere politica - prosegue Žiža -. La Dars è una compagnia pubblica, e può essere compensata per i mancati introiti. Noi riteniamo che la specificità di Osimo consenta di evitare precedenti pericolosi, però servirà una decisione forte per cambiare lo stato di cose attuale. Noi deputati della costa siamo una decina su novanta, ci siamo rivolti al ministero dei Trasporti e intendiamo portare avanti questa battaglia anche durante questo mandato». —


 

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