La Via della Seta è realtà e fa rotta su Trieste. Storico patto porto-Cina

Roma L’Italia entra nella Via della Seta e il porto di Trieste sarà una delle sue avanguardie più importanti. Da ieri lo scalo giuliano è inserito a pieno titolo fra le realtà che hanno siglato accordi con la Cina nella cornice romana di Villa Madama, dove è avvenuta la stipula formale del memorandum d’intesa fra l’Autorità portuale del Mare adriatico orientale e China Communications Construction Company, emanazione del governo cinese e fra i principali bracci operativi della Belt and Road Initiative.
A Villa Madama è già primavera. All’ingresso si accalcano a decine giornalisti, fotografi e cineoperatori. Tutti in attesa della stretta di mano fra il primo ministro Giuseppe Conte e il presidente Xi Jinping. Il leader cinese si lascia attendere e, mentre il premier chiacchiera con i carabinieri in alta uniforme, dal vialetto alberato fa capolino Zeno D’Agostino. Il presidente del Porto sorride: segno che il memorandum su Trieste verrà firmato, dopo essere passato indenne alla sforbiciata che ha portato le intese da una cinquantina a 29.
Il testo finale va incontro ad alcune limature finali. Tre le cancellature significative: eliminato dall’intestazione il termine «strategico» e cancellati sia il riferimento a possibili cooperazioni sulle infrastrutture digitali sia l’obbligo di riservatezza sui contenuti del patto. La portata concreta del memorandum rimane però immutata, tanto rispetto all’impegno cinese sullo sviluppo ferroviario in Fvg quanto sulla possibilità per l’Autorità di mettere radici nell’interporto slovacco di Kosiče e immaginare una propria presenza in Cina. Il tutto «nel rispetto della normativa italiana e comunitaria».
Il patto sancito dal presidente Zeno d’Agostino e dal numero uno di Cccc Song Hailang, anticipato dal Piccolo nella sua prima versione, ha sorpreso molti osservatori: invece di riguardare moli e banchine fa infatti riferimento allo sviluppo retroportuale dello scalo.
Prima di valutare investimenti sul fronte mare, la Cina vuole avere certezza che le merci abbiano la strada spianata verso l’Europa centrale ed è sotto questo profilo che diventa centrale il progetto Trihub, primo dei tre punti del memorandum.
Si tratta di un piano di sviluppo che Autorità portuale e Rete ferroviaria italiana hanno presentato nell’ambito dell’Eu-China Connectivity Platform, dunque nell’ambito di un’iniziativa comunitaria di cooperazione nel campo delle infrastrutture. L’accordo lo definisce «piano integrato di rinforzo del sistema infrastrutturale ferroviario nell’area compresa fra Cervignano del Friuli, Villa Opicina e Trieste, sviluppato in collaborazione con il gestore della rete ferroviaria italiana (Rfi)».
Un’iniziativa volta a distogliere l’attenzione cinese dal raddoppio della ferrovia Capodistria-Divaccia e a convincere il Dragone che collegamenti e profondità dei fondali rendono Trieste il miglior terminale adriatico della Via della Seta.
I duecento milioni necessari a realizzare l’intervento sono in buona parte disponibili, ma il memorandum lascia intendere la possibilità di mettere in cascina ulteriori risorse grazie a un project financing che vedrà protagonista Cccc, intenzionata a «velocizzare» le opere.
Manca infatti ancora una copertura economica per la realizzazione delle nuove stazioni di Aquilinia e Servola, la prima destinata a servire la zona franca di Bagnoli e la seconda a diventare un evoluto polo in grado di dar vita ai convogli da 750 metri necessari per far decollare il traffico della Piattaforma logistica. Un’operazione, la seconda, di notevole portata perché collegata all’interesse cinese per l’ingresso nella Piattaforma e perché la nuova stazione di Servola si svilupperebbe nella zona oggi occupata dall’area a caldo della Ferriera.
I contorni dell’accordo restano ancora vaghi. Il testo non elenca passi concreti, ma si limita a dare ai contraenti tre mesi di tempo per stabilire le forme di collaborazione sul campo. Una prescrizione che riguarda anche gli altri due punti del patto. Da una parte, le forme di cooperazione che vengono prospettate in Slovacchia, dove la Cina sta realizzando un immenso interporto a Kosiče. Dall’altra, l’esplorazione di possibili collaborazioni «anche di natura strutturale, su progetti (ad esempio relativamente a sviluppi immobiliari logistici/industriali) e su altre attività localizzate in Cina».
Per il capogruppo cinquestelle al Senato Stefano Patuanelli «Trieste può ripartire davvero». Il segretario del Pd Fvg Cristiano Shaurli rivendica il ruolo del centrosinistra nell’aprire il dialogo con la Cina: «Come allora, la Regione dev’essere protagonista». Il dem Francesco Russo dà un colpo agli oppositori dell’intesa: «Chi ha provato a bloccare ancora una volta tutto stavolta ha perso. Giulio Camber se ne faccia una ragione: il vento è cambiato». Ma Forza Italia non molla e un tweet di Sandra Savino stigmatizza la scelta del Quirinale di far sventolare assieme tricolore e bandiera cinese. Il viceministro leghista ai Trasporti Edoardo Rixi evidenzia infine che «i cinesi hanno scelto i due approdi più strategici del Mediterraneo: Genova e Trieste». —
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