La Via Crucis a Trieste fra preghiere e silenzi: «Il nostro no alle guerre»

TRIESTE I canti, la luce delle candele, le preghiere e le riflessioni. La gente che seguiva alle finestre e sui balconi di casa. E i silenzi. È stata una Via Crucis cittadina raccolta, quasi intima, quella che ieri sera, venerdì 29 marzo, si è snodata lungo il colle di San Giusto, da via Capitolina in su, per approdare in Cattedrale.
E un po’ “speciale”, come nelle intenzioni del vescovo Enrico Trevisi: tutto, o molto, è stato dedicato ai conflitti che ammorbano il mondo. Le tante guerre, le sopraffazioni. Le crudeltà, interi popoli in fuga.
Monsignor Trevisi lo aveva anticipato in questi giorni in un’intervista al Piccolo: le preghiere e le riflessioni che hanno animato le stazioni (ognuna a cura di un movimento o di un’associazione ecclesiale, con il coordinamento dell’Azione cattolica) «quest’anno saranno dedicate alle guerre, alle quali non dobbiamo abituarci», aveva annunciato. Perché, aveva poi spiegato il vescovo, «a Trieste il mondo lo abbiamo in casa». E quindi «non possiamo pensare di guardare soltanto alla nostra città, quando la nostra città è sulla rotta balcanica, è un ponte verso l’Est. Ed è sempre stata così: Trieste è un porto dove sono arrivate, con le navi, da sempre, persone da altre parti del Mediterraneo. Popoli che qui si sono incontrati».

Ecco poi l’invito a mantenere lo sguardo su Gesù: «Nel meditare le violenze subite dal Signore – ha osservato il vescovo nel testo introduttivo alla Via Crucis – guardiamo oggi in filigrana alle violenze che le guerre nel mondo provocano al corpo di Cristo che è la Chiesa e in definitiva all’umanità tutta. Essa purtroppo, ancora in tante parti del mondo, subisce violenza e sembra imitare il Signore Gesù nel suo cammino verso il Golgota. Accompagnamolo in questa via, imparando anche noi ad avere sentimenti di compassione e a immedesimarci in chi soffre, convinti di trovare Cristo anche lì».

Numerosi i giovani, i bambini e gli scout. In prima fila il sindaco Roberto Dipiazza. A ogni stazione c’era spazio per una storia, una testimonianza di vita vissuta. Dunque i racconti di iracheni, iraniani, afghani, ucraini e africani che hanno subito personalmente persecuzioni, guerre civili e bombardamenti nei paesi di origine. Ecco la mamma con il figlio al fronte, il medico impegnato a Gaza, il ragazzo in fuga nei campi profughi della Somalia, la famiglia assediata in Siria, il ventiduenne siberiano catapultato al fronte a migliaia di chilometri da casa e costretto a uccidere.
Non è un caso che ieri, in Cattedrale, prima della benedizione finale, sia stato scelto il canto “Abbracciamoci”.
Quest’anno, come reso noto dalla Diocesi, le offerte andranno a confluire nella raccolta per la “Colletta per la Terra Santa”, conosciuta anche come “Collecta pro Locis Sanctis”, che nasce dalla volontà dei papi di mantenere forte il legame tra tutti i Cristiani del mondo e i Luoghi Santi. Le offerte raccolte verranno quindi devolute alla Chiesa di Terra Santa, sia per il mantenimento dei santuari, ma soprattutto per le opere assistenziali, educative e sociali. Oltre al denaro lasciato ieri dai fedeli in chiesa, è possibile contribuire con un bonifico bancario da devolvere all’Azione Cattolica, sede di Trieste, su questo IBAN: IT 96 M 0501 8022 0000 0011 7006 89. Causale Via Crucis cittadina- Terra Santa.
Nella giornata di sabato le cerimonie per la Pasqua proseguono in Cattedrale: alle 22.30, la solenne Veglia pasquale con la Liturgia della parola, la Liturgia battesimale e la Liturgia eucaristica.
Riproduzione riservata © Il Piccolo