La “verde” Trieste ha solo 23 parchi
Ci scopriamo verdi, e qui non c’entrano per un attimo umori e tristezze politiche, o attacchi di bile per come va il mondo. Siamo proprio verdi di clorofilla, e in questa stagione straordinariamente fioriti. La Regione ha appena pubblicato un libro magnifico che per la prima volta presenta un censimento di parchi e giardini pubblici e privati del territorio, provincia per provincia, frutto del progetto scientifico, sulla base di indicazioni ministeriali, realizzato dal Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali, con la collaborazione di “Rotary per la regione”, Associazione dimore storiche friulane, Consorzio per la salvaguardia dei castelli storici del Fvg e l’ufficio stampa regionale: “I parchi e i giardini storici del Friuli Venezia Giulia, un patrimonio che si svela” contiene le schede tecniche e storiche (con molte foto) di 152 parchi e giardini di 90 Comuni, e ne censisce 351 in 109 Comuni, un “work in progress” che potrà accrescersi se arriveranno nuove segnalazioni.
Immediatamente, e anche sulla scorta del testo introduttivo di Francesca Venuto, si soppesano le differenze di Trieste rispetto al resto del territorio, “verdissima” per importanti e numerosi parchi pubblici, frutto di una storia prettamente urbana caratterizzata dalle immense fortune dei mercanti ottocenteschi ma non solo, e poverissima (forse anche per alcune mancate evidenze) di parchi privati degni di tal nome. Al contrario l’Udinese occupa i due terzi del volume, la sua tradizione in parte nobiliare “veneta” e in parte originata da ricchezze fondiarie ha lasciato sul campo decine e decine di ville circondate da ettari di verde disegnato nei secoli secondo la moda del momento, a tutt’oggi di proprietà privata. I numeri di sintesi di questo volume già lo dicono: a Trieste 23 parchi e giardini segnalati come tali (altri 12 solamente censiti), e a Udine 80. A Pordenone 25 e a Gorizia altrettanti.
E mentre incombe la disperazione collettiva per lo stato degradato in cui è finito il parco più famoso, quello di Miramare, si scopre in questo libro che le foto relative sono antecedenti al disastro: tutto è verde e fiorito mentre da un pezzo non è più così. Per contro, c’è una macroscopica mancanza: assente del tutto (se non per qualche foto nelle pagine introduttive) lo splendido parco del castello di Duino. Come mai? All’epoca della campagna fotografica la proprietà dei Torre e Tasso era in pessime condizioni a causa dei nubifragi invernali. Non si poteva dedicargli una meritata scheda, con foto altrettanto vecchie?
In ogni caso i triestini dovrebbero sentirsi ricchi per la dovizia di parchi pubblici urbani: Orto botanico, Basevi, Sartorio (con statue, padiglione, pozzo, serra, stagno), Passeggio Sant’Andrea, piazza Hortis, piazza Libertà, piazzale Rosmini, villa Bazzoni (dell’Istituto di fisica, prossimo a passare al Comune), villa Necker (delle Forze armate), villa Cosulich, villa Engelmann, villa Tripcovich (privato, con colonnati, pergolato, serre, terrazze e viali), giardino pubblico de Tommasini, San Michele, parco della Rimembranza, Parco di San Giovanni (18 ettari, con 5000 varietà di rose), villa Revoltella (con cedri e cipresso dell’Arizona), Farneto, villa Giulia, Stavropulos (del Comune ma abbandonato). Fra i censiti ma non descritti appaiono (tra pubblici e strettamente privati) villa Geiringer, villa Margherita, villa Sigmund, villa di Salita Trenovia, villa Della Zonca, villa Carignani, villa Holt, casa Marussich. C’è lavoro per giardinieri.
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