La vendita Coop attira Bosco e Zazzeron

Le due catene triestine interessate a rilevare supermercati medio-piccoli fuori dall’orbita di Nordest e Conad
Uno ei supermercati delle Cooperative operaie sparsi per la città
Uno ei supermercati delle Cooperative operaie sparsi per la città

Ieri concorrenti. E domani, forse, acquirenti. La rima non inganni. Quella che oggi - in pieno iter di concordato preventivo, imbastito per scongiurare il fallimento di una delle più grandi “industrie” triestine - potrebbe apparire come una conseguenza tutto sommato pure logica, fino a poche settimane fa era uno scenario che nessuno, se non qualche sparuto lungimirante, si era sognato di tenere in conto. Bosco e Zazzeron, le due primarie catene della distribuzione commerciale di casa nostra, potrebbero infatti essere della partita nell’imminente risiko del patrimonio immobiliare messo in vendita dalle Coop operaie attraverso l’avvocato Maurizio Consoli, l’attuale commissario giudiziario che giusto venerdì si è visto ammettere l’istanza di concordato dal collegio del Tribunale civile n vista dell’adunanza dei creditori del 7 maggio prossimo da cui dovrebbe uscire la cosiddetta “omologa”, ovvero il nulla osta al piano anti-crac.

Sia chiaro: né Bosco né Zazzeron - assodate le difficoltà che la crisi dei consumi sta facendo scontare ai pesci piccoli della distribuzione, piuttosto che a quelli grandi - intendono diventare a loro volta concorrenti del trust dei colossi Coop Nordest e Conad sceso in campo per rilevare il “meglio” delle Coop triestine, e impegnato di questi tempi a estendere la propria influenza a Trieste e dintorni.

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Tra i banchi dell’ipermercato delle Torri d’Europa, che con 10 milioni e mezzo di valore periziato è il gioiello delle Coop

Le Nordest, l’ombelico dello storico sistema delle cooperative “rosse” che fa riferimento alla LegaCoop di Bologna per intenderci, si stanno assicurando diversi punti vendita delle vicine CoopCa e sono reduci inoltre dall’autoproclamazione a prima cooperativa di consumo nazionale dopo il via al progetto di fusione con Coop adriatica e Coop estense, mentre il sistema Conad è fresco di perfezionamento del passaggio in casa propria della rete Billa, rappresentata in città dai magazzini di Viale XX settembre e San Vito. Né tantomeno può essere, nelle ambizioni degli stessi marchi Bosco e Zazzeron, quella di contendere al cartello dei colossi di cui sopra i principali gioielli del patrimonio delle Operaie, a cominciare dalle superfici di vendita delle Torri (l’iper e l’ala opposta in affitto a Media World sono già opzioni in mano alle Coop Nordest) o da Gran Duino (trattativa avanzata per Conad).

Risulta però si stia facendo strada, nei pensieri di entrambe le catene locali, l’opportunità di valutare con una certa attenzione l’eventuale acquisizione di alcuni supermercati medio-piccoli non già prenotati, per così dire, dalle Nordest e dal sistema Conad, attraverso quelle che Consoli ha già strappato nelle settimane passate, in vista del depsoito della sua istanza di concordato, con la firma di determinate «offerte irrevocabili» d'acquisto. Offerte che, così prescrive la la legge fallimentare, costituiscono una sorta di obbligo per chi ci mette l’autografo ma non sono parimenti un diritto inviolabile, nel senso che le cifre che le accompagnano rappresentano una base d’asta nel caso in cui qualche concorrente volesse alzare la posta in un secondo momento.

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Un supermercato Coop

Il ticket Bosco-Zazzeron, peraltro con iniziative indipendenti, a quanto trapela in queste ore, sarebbe insomma orientato a considerare l’acquisizione di una serie, non è dato sapere quanti, di supermercati di quartiere e negozi di vicinato, considerati da un lato poco appetibili dalle catene sovralocali e dall’altro troppo difficili da prendere in carico nell’ottica, di cui s’è iniziato a parlare sempre in questi giorni, di quei dipendenti delle Coop operaie che hanno la voglia di ingaggiare la sfida di diventare loro stessi imprenditori, rilevando alcuni fori commerciali, come è il caso delle trattative in corso per il minimarket di Prosecco o per quello un po’ meno mini di San Giacomo.

Di certo molto dipenderà da quante forze, finanziarie s’intende, riusciranno o meglio vorranno mettere in campo i colossi, e anche (ma non solo) dalla disponibilità del sistema creditizio. Per intanto, da parte delle due catene di casa, sarebbero arrivate alcune semplici richieste verbali d’informazione su certi asset Coop in vendita o, al massimo, una manciata di manifestazioni d’interesse scritte non vincolanti. Andassero a buon fine queste e quelle, potrebbe rimpinguarsi di riflesso persino quell’81% di rimborso promesso da Consoli ai soci prestatori, e calare nel contempo il 15% dichiarato di esuberi. Ai dipendenti e ai creditori Coop, in fin dei conti, si sta facendo addirittura conveniente tifare per gli ex concorrenti nostrani delle Operaie.

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