La variante inglese non si ferma: nella provincia di Gorizia 550 casi su centomila abitanti, a Trieste 340

Al momento la media regionale si attesta su 420 casi ogni 100 mila abitanti

TRIESTE In Friuli Venezia Giulia il contagio da Sars-CoV2 sta raggiungendo livelli mai toccati prima: complice la variante inglese, lunedì 15 nelle province di Udine e Gorizia, rispettivamente, sono stati superati 600 e 550 casi per 100 mila abitanti. Sono numeri molti elevati soprattutto se si pensa che la zona rossa scatta con 250 casi per 100 mila abitanti.

Al momento la media regionale si attesta su 420 casi ogni 100 mila abitanti. Sotto questo limite si collocano le province di Trieste con 340 casi ogni 100 abitanti e di Pordenone l’unica a mantenersi su livelli inferiori non superiori a 170 casi per 100 mila abitanti.

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Nelle ultime 24 ore 398 dei 3.658 tamponi sono risultati positivi. Nella stragrande maggioranza dei casi è stata rilevata la variante inglese. Diciassette i nuovi decessi che porta il numero complessivo a 3.027.

L’andamento del contagio

La fotografia scattata dal coordinatore della task-force Covid regionale, l’epidemiologo dell’università di Udine, Fabio Barbone, preoccupa il gruppo di lavoro che, oltre ai contagi, continua a monitorare il dato delle terapie intensive.

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Lunedì 15 con 70 pazienti accolti a Udine, Trieste, Pordenone e Palmanova è stato toccato il livello più alto dall’inizio della pandemia. Non va molto meglio neppure nei reparti di area medica dove il numero dei ricoveri (532) sta aumentando di giorno in giorno.

Non a caso, l’assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, d’intesa con le Aziende sanitarie, è corso ai ripari potenziando i posti letto. Una mossa che se da un lato fornisce una risposta alla gestione dell’emergenza sanitaria, dall’altra richiede il rinvio delle attività non urgenti.

In questo momento non è ancora possibile stimare il picco del contagi: «Per alcuni giorni non ci attendiamo di raggiungere il picco dell’infezione» spiega Barbone, lasciando intendere che prima della fine della settimana difficilmente vedremo scendere la curva. «La crescita – continua Barbone – dovrebbe continuare ancora per qualche giorno».

La variante inglese

L’aumento esponenziale dei casi di infezione da coronavirus è determinato dalla variante inglese del Sars-CoV2 che ha colpito soprattutto la provincia di Udine.

Limitando il monitoraggio al numero dei test che consentono di identificare la variante senza arrivare al sequenziamento, si stima che in provincia di Udine il virus mutato sia presente nel 92 per cento dei tamponi processati.

A seguire si collocano le province di Gorizia e di Trieste. In quest’ultima il dato rilevato a sette giorni, pari a 370 casi ogni 100 mila abitanti, sta crescendo e nessuno se la sente di escludere che, a breve, possa sfiorare i livelli di Gorizia.

«Ormai – fa notare il direttore del Dipartimenti di medicina di laboratorio dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc), Francesco Curcio, docente di Patologia clinica all’ateneo friulano –, come abbiamo visto accadere in Gran Bretagna, il ceppo inglese è prevalente».

È una variante che si trasmette con maggior rapidità, da qui l’aumento dei contagi. Basti pensare che solo quattro settimane fa, sempre con i kit presenti sul mercato, veniva rilevata nel 20 per cento dei tamponi. Ora la percentuale raggiunge il 92 per cento. Questa è solo una delle 4.500 mutazioni del Sars-CoV2 identificate finora. —

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