La “truffa fantasma” che toglie il sonno agli esuli
Una truffa in cui i presunti malintenzionati fanno un bonifico di cinquecento o mille euro alle vittime. È possibile? È quello che si sta chiedendo la polizia di Trieste in seguito alla denuncia presentata dal presidente dell’Unione degli Istriani Massimiliano Lacota.
La storia è iniziata ancora nel 2013, quando l’Unione ha ricevuto le prime richieste di informazioni, da parte di esuli, su un fantomatico “indennizzo” che il governo sloveno avrebbe deciso di conferire ai cittadini italiani nati nell’odierno territorio sloveno e andati in Italia in seguito al passaggio dell’Istria alla federazione iugoslava. Peccato che nessuno avesse contezza di una simile legge.
«È circa un anno che questa storia gira - racconta Lacota -. C’è gente che viene da me per chiedere informazioni, gente che mi scrive da tutta l’Italia». Secondo Lacota i casi sono ormai qualche centinaio. Ma cosa succede di preciso? Gli esuli vengono contattati da un gruppo di persone che si presenta come rappresentanti dello Stato sloveno.
Questi convocano gli interessati a un incontro e spiegano loro che una nuova legge di Lubiana li identifica come beneficiari di un “indennizzo” per i beni persi in seguito all’emigrazione in Italia. A chi si fida, chiedono dati personali, incluso quelli del conto in banca. D’altra parte non forniscono le loro generalità e, grazie anche alla buona fede delle persone contattate, fanno firmar loro dei documenti in una lingua straniera (si suppone sloveno), di cui però non lasciano copia.
«Quando sono arrivate le prime segnalazioni mi sono rivolto a diversi avvocati per chiedere se avessero notizia di una simile legge - spiega Lacota -. Ma a nessuno risultava nulla».
L’anno scorso l’Unione degli Istriani ha contattato anche il consolato italiano a Capodistria che a sua volta non ha riscontrato nessuna legge sugli “indennizzi”.
«Poi per un po’ di tempo la cosa era scemata per cui abbiamo lasciato stare», prosegue il presidente dell’Unione degli Istriani.
Il caso è esploso nuovamente a partire dalla primavera scorsa quando è successo qualcosa di veramente inaspettato: le persone che avevano firmato le carte dei fantomatici funzionari sloveni si son viste arrivare sul conto in banca un bonifico, per una cifra compresa fra i cinquecento e i mille euro.
A quel punto il passaparola ha ripreso a girare fra gli esuli e le richieste di informazioni all’Unione si sono moltiplicate. L’associazione non ha potuto far altro che rivolgersi direttamente all’ambasciata italiana a Lubiana e al consolato sloveno di Trieste per chieder loro se la voce sulla nuova legge fosse in qualche modo fondata: ma sia l’ambasciata sia il consolato sono caduti dalle nuvole. «Il console sloveno ci ha confermato che non c’è stata alcuna iniziativa di questo genere», spiega Lacota. Di concerto con il consolato, quindi, il presidente ha deciso di rivolgersi alla Digos di Trieste, che ha avviato un’indagine per capire cosa sta succedendo.
Al momento le forze dell’ordine non dispongono di elementi sufficienti per avanzare ipotesi. Però il sospetto che si tratti di una truffa elaborata è forte. Perché mai, altrimenti, delle persone dovrebbero raccontare di essere funzionari del governo sloveno, senza esserlo, e di applicare una legge che non è mai esistita? Resta il dubbio sui bonifici ricevuti dalle persone interpellate. Pare improbabile che si tratti dell’iniziativa di qualche filantropo. La chiave della vicenda sta probabilmente nelle carte firmate dagli esuli e conservate dagli autoproclamati rappresentanti sloveni. Carte di cui nessuno conosce il contenuto.
Esiste la possibilità che si tratti di una truffa basata su una qualche forma di prestito. Quel che è certo è che bisognerà scavare non poco per venire a capo di questa intricata vicenda.
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