La truffa costa 534mila euro a Federico Stopani
TRIESTE Un’associazione fittizia creata ad arte per intascare contributi pubblici. E un giro di fatture false e rendiconti truccati. Non sono spiccioli quelli che la magistratura ora domanda indietro, ma più di mezzo milione di euro. Dopo la Procura penale è la Corte dei Conti a bussare alle porte di Federico Stopani e Roberto Distefano, condannati a risarcire 534mila euro di fondi incassati illegalmente da Regione, Comune, Provincia e Camera di Commercio dal 2006 al 2008. La sentenza, emessa il 22 ottobre, è stata depositata nei giorni scorsi.
Stopani, lo skipper triestino finito nei guai anche per l’inchiesta sull’Antica diga, aveva messo in piedi una onlus, la “Tutta Trieste”, per le regate della Nations Cup. Ma si trattava, come si legge nella sentenza, di un’associazione che viveva solo sulla carta, «costituita solo di nome quale mero schermo attraverso il quale operava Stopani, amministratore della “Nuova Trieste 2000 srl”. Il condannato, in altri termini, ha ottenuto risorse pubbliche dai quattro enti servendosi di un’associazione sportiva senza fine di lucro, ma ha usato il denaro per l’impresa privata. Era la società, in realtà, a beneficiare dei soldi pubblici. A Distefano, che risultava presidente e legale rappresentante della onlus, si imputa invece il mancato controllo del flusso di denaro e sull’operato del collega. Un complice.
Ora i due devono restituire 80 mila euro alla Camera di Commercio, 180 mila al Comune, 24 mila alla Provincia e 250 mila alla Regione. Sono quasi 534mila euro, a cui si aggiungono le spese legali e le rivalutazioni monetarie. Stopani e Distefano, precisa il faldone giudiziario, «avevano indotto in errore gli enti finanziatori con artifici e raggiri ottenendo un sostegno pubblico non dovuto». Non solo. Gli investigatori hanno scoperto che i due presentavano nelle rendicontazione dei costi sostenuti «documenti falsi». Una vicenda su cui nel 2014 si è già pronunciato il Tribunale di Trieste: Stopani, riconosciuto colpevole di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica in atti pubblici e malversazione, è stato condannato alla pena di due anni di reclusione e al risarcimento dei danni a favore di Regione, Provincia e Comune, che si erano costituiti parti civili. Distefano invece ha patteggiato una pena di sei mesi di reclusione, convertiti poi con 6.840 euro di multa.
«Che la onlus fosse un’entità fittizia creata al solo scopo di ricevere i fondi – prosegue la Corte – è dimostrato, come ha sostenuto la Procura richiamando documenti e dichiarazioni testimoniali, dalla identità dei soggetti soci e componenti degli organi dell’associazione e dell’azienda». Stopani gestiva in modo «diretto e personale» tanto la srl quanto l’associazione. Agiva, ai fini dell’organizzazione degli eventi, sia per l’una che per l’altra. Un meccanismo in cui era venuta a galla «una preminenza della società privata sulla onlus». L’uomo, inoltre, amministratore delegato dell’azienda, presentava le domande di contributo qualificandosi «falsamente» quale legale rappresentante di “Tutta Trieste”, pur essendone solo il tesoriere e responsabile della relazioni esterne.
Dai controlli sono spuntate anche fatture di spesa che, diversamente da quanto dichiarato, «non erano state pagate al momento della presentazione del rendiconto». È dal 2007 che la vicenda si fa ancora più curiosa: per l’evento velico Stoppani era riuscito a beneficiare di un contributo di 60mila euro attraverso il Fondo Trieste. Ma, per riuscire nel raggiro, si era inventato un’altra associazione sportiva, la “Sailing People”, «entità insistente», secondo la Corte dei Conti. Così nel 2008 per altri 60mila euro. Tirando le somme, questa “Sailing People” aveva prodotto fatture false per 145 mila e 240 euro. Stoppani fatturava a se stesso.
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