La Tripcovich torna al Comune Ok alla delibera “salva Verdi”

Approvazione al secondo tentativo dopo il flop di lunedì Alla Fondazione vanno i magazzini teatrali delle Noghere
Lasorte Trieste 17/10/18 - Sala Tripcovich, Transenne, Lavori
Lasorte Trieste 17/10/18 - Sala Tripcovich, Transenne, Lavori



Buona la seconda. La permuta tra Comune di Trieste e Fondazione teatro lirico Giuseppe Verdi (ovvero la Sala Tripcovich in cambio dei Magazzini teatrali delle Noghere) passa al secondo tentativo. E senza neanche un voto contrario o un astenuto. Solo il Movimento 5 Stelle (che aveva posto a più riprese una pregiudiziale sull’operazione) ha scelto con senso di responsabilità di non partecipare al voto. La delibera ha ottenuto 33 voti favorevoli su 39 presenti nell’aula tra gli applausi del pubblico presente.

Il vero convitato di pietra della serata, infatti, sono stati i lavoratori del Verdi arrivati a sostegno di una delibera che rischia di essere fondamentale per il futuro del teatro lirico. La questione della patrimonializzazione della Fondazione arriva a neppure due settimane dalla chiusura dell’ultimo bilancio del piano di risanamento (iniziato nel 2015 e prorogato al 2018). In ballo la conferma del Verdi tra le 12 Fondazioni liriche italiane (e quindi dei finanziamenti del Fus e dei 240 dipendenti attuali) oppure il declassamento a teatro di tradizione (con drastico ridimensionamento degli organici). Così il tema della permuta è diventato una questione di “vita o di morte” del Verdi. E i mal di pancia dell’opposizione sono rientrati. Alla prova di appello di ieri sera sono arrivati in aula gli assessori Lorenzo Giorgi (Patrimonio) e Serena Tonel (che detiene l’esotico referato ai teatri) con il sindaco e presidente della Fondazione del Verdi Roberto Dipiazza (il suo intervento risolutivo era stato all’origine della mozione d’ordine del forzista Bruno Marini che aveva portato al fallimento della seduta mattutina di lunedì). Una seduta non facile tra i soliti non detti (la demolizione sognata da anni) e i dubbi su una permuta che lascia sul campo oltre due milioni di euro (il valore che il Comune perde nello scambio immobiliare). Dipiazza a un certo punto se n’è andato dal Consiglio sbattendo i pugni e la porta quando la consigliera Cinque Stelle Cristina Bertoni gli attribuiva, in qualità di presidente della Fondazione, il dissesto del Teatro Verdi. Il sindaco, del resto, non ama i giri di parole e ieri sera ha esibito (mostrando al video del telefonino) il nulla osta del Ministero dei Beni culturali (cosa messa in dubbio ancora ieri sera dal capogruppo del M5s Paolo Menis) alla permuta che mette in sicurezza la situazione patrimoniale del Verdi in vista dell’atteso esame del piano di risanamento.

Un emendamento, presentato dal forzista Michele Babuder ha garantito l’uso gratuito dei magazzini delle Noghere da parte del Teatro Stabile Il Rossetti che così non potrà essere sfrattato e neppure dovrà pagare l’affitto al Verdi.

La Sala Tripcovich è solo un effetto collaterale dell’operazione che conferisce al Teatro i laboratori delle Noghere (valutati oltre 3 milioni di euro). «Il sindaco un giorno mi ha chiamato e mi ha detto: dobbiamo tornare in possesso della Sala Tripcovich. Fallo» racconta l’assessore al Patrimonio Giorgi. Il destino di quella che è stata la Stazione delle Corriere («Da piccolo la usavo anch’io quando andavo in Friuli a trovare i nonni») è segnato. «Era un edificio fuori legge, aveva i camerini nei container che abbiamo già rimosso, era piena di amianto. Per questo l’abbiamo chiusa. Non paliamo di abbattimento per ora. Intanto liberiamo il Verdi da quel peso. Ma io sono un esteta e amo le belle donne, la Tripcovich è davvero brutta. Quindi facciamo la cosa giusta» spiega il sindaco facendo capire che per lui il destino del teatro di piazza Libertà è già deciso dal suo aspetto. Le speranze che rimanga in piedi sono legate al vincolo che la Soprintendenza ha messo sull’edificio di Nordio nel 1997. Per il resto, ora che il bene ritorna in possesso del Comune (era stato conferito gratuitamente al Verdi il 10 dicembre 2012 con il voto contrario allora di molti consigliere dell’attuale maggioranza come ha ricordato il capogruppo del Pd Fabiana Martini), si apre il dibattito sulla sua destinazione d’uso. «Se il Comune vorrà, potrà essere una balera» spiega il capogruppo di Forza Italia Piero Camber. Un esempio che si accoda alla salumeria evocata da Giorgi. «Se restava al Verdi faceva la fine del Magazzino vini. Meglio una discoteca che un ex Magazzino vini» spiegava il capogruppo leghista Antonio Lippolis. Sicuramente non pensava però all’arrivo di Eataly dopo l'intervento della Fondazione CRTrieste. «Io spero che venga demolita» chiarisce Lippolis dimenticando forse che anche Dipiazza promise la demolizione del Magazzino vini in sei mesi. Per fortuna non riuscì nell’intento. E la cosa potrebbe ripetersi per la Sala Tripcovich. E magari avere un lieto fine come per il Magazzino vini diventato (parola di sindaco) un incredibile “attrattore”. —



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