La triestina sulla scialuppa del comandante
di Giovanni Tomasin
TRIESTE
Si fa più complessa la posizione di Silvia Coronica, la triestina che faceva da terzo ufficiale a bordo della Costa Concordia e che era in plancia al momento dell’urto. La giovane ufficiale sarebbe stata a bordo della scialuppa con cui il comandante Francesco Schettino ha abbandonato la nave in pieno naufragio. Secondo alcune indiscrezioni trapelate Coronica rischia di finire nel mirino degli inquirenti assieme al secondo ufficiale Dimitri Christidis, anche lui sulla scialuppa, e il “marine operation director” di Costa Crociere Roberto Ferrarini. Ieri sera, però, il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio ha smentito con fermezza l’esistenza di altri indagati, confermando come unici iscritti al registro il capitano Schettino e il primo ufficiale di plancia Ciro Ambrosio.
Al momento Coronica è in Toscana, perché come tutti gli ufficiali della Concordia deve restare a disposizione dell’autorità giudiziaria. La testimonianza del terzo ufficiale riveste un valore cruciale per le indagini, perché ha assistito ai momenti più importanti e meno chiari di tutta la vicenda: dal momento dell’impatto al largo dell’isola del Giglio fino alla fuga del comandante a bordo della scialuppa mentre la Concordia affondava. Per quel che riguarda quest’ultima circostanza, la triestina potrà confermare o meno la versione dei fatti data dal comandante alle autorità, secondo cui lui non avrebbe abbandonato la nave ma sarebbe caduto all’interno della scialuppa. L’ordinanza con cui il giudice delle indagini preliminari di Grosseto Valeria Montesarchio ha richiesto la convalida del fermo per Schettino getta nuova luce sulle dichiarazioni rese nei giorni scorsi da Coronica. Troviamo il suo nome, assieme a quelli di Roberto Bosio, Alberto Fiorito, Jacob Rusli Bin e Stefano Iannelli fra quelli dei testimoni che hanno univocamente descritto «la condotta colposa contestata al comandante Schettino Francesco che mediante una manovra gravemente impudente avvicinando la nave da crociera “Costa Concordia” eccessivamente al tratto costiero dell’isola del Giglio (...) cagionava l’impatto con un grosso scoglio costiero che determinava una falla nel fondo del natante».
Coronica viene nuovamente citata come testimone dall’ordinanza nel passo in cui si descrive la scelta di Schettino di ignorare il danno arrecato dallo scoglio alla sala macchine e al sistema elettrico: «In tale frangente il comandante, per imperizia e negligenza, sottovalutava la portata del danno e ometteva di avvisare per tempo le Autorità costiere dell’incidente, riferendo che si trattava di un problema elettrico (black out), senza menzionare nell’immediato l’impatto (...) e ritardando così le procedure di emergenza e di soccorso». E la testimonianza del terzo ufficiale sarebbe servita anche a smentire la versione di Schettino, secondo cui il comandante in principio non poteva capire la portata della falla: «È infatti accertato, nonostante le dichiarazioni di segno contrario rilasciate durante l’interrogatorio, che il comandante non potesse non rendersi conto nell’immediato della gravità del danno prodotto sia per l’inclinazione sempre più evidente della nave, sia perché avvertito dal personale dell’imbarco ingente di acqua». Ma Coronica sarà determinante per spiegare uno dei capitoli più nebulosi di tutto il naufragio, ovvero la scomparsa di Schettino dalla Concordia - «quando a bordo vi erano ancora almeno un centinaio di persone», scrive il Gip di Grosseto - a bordo della scialuppa su cui si sarebbero trovati anche il secondo Dimitri Christidis e la stessa terzo ufficiale. Al Gip il comandante ha raccontato «che l’abbandono non fu voluto e che nelle condizioni in cui si trovava il ponte che aveva raggiunto, era necessitato». L’ordinanza conferma che Schettino è salito sulla scialuppa assieme ad altri membri dell’equipaggio: nella sua ormai celeberrima telefonata con la capitaneria di Livorno il comandante menziona il secondo Christidis, ma non parla di Coronica.
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