La Trieste dimenticata: ecco la mappa dei siti da rilanciare

L’Ordine degli architetti ha lanciato un concorso di idee per 7 punti del territorio: «Esistono spazi di alto potenziale, possono innescare una rinascita»
Giovanni Tomasin
La mappa dei siti abbandonati di Trieste da rilanciare: da sinistra in senso orario: Il gasometro; piazza Duca degli Abruzzi; l'ex centrale Enel; la mensa Crda; l'Ortofrutticolo e Museo del Mare
La mappa dei siti abbandonati di Trieste da rilanciare: da sinistra in senso orario: Il gasometro; piazza Duca degli Abruzzi; l'ex centrale Enel; la mensa Crda; l'Ortofrutticolo e Museo del Mare

TRIESTE Tutte assommate coprono un’area quasi pari a quella del Porto vecchio. Com’è forse inevitabile che accada per una città più popolosa a inizi Novecento che oggi, il tessuto urbano triestino è segnato da zone finite in disuso, relitti di altri tempi senza impiego nel presente.

La mappa dei siti abbandonati di Trieste da rilanciare: da sinistra in senso orario: Il gasometro; piazza Duca degli Abruzzi; l'ex centrale Enel; la mensa Crda; l'Ortofrutticolo e Museo del Mare
La mappa dei siti abbandonati di Trieste da rilanciare: da sinistra in senso orario: Il gasometro; piazza Duca degli Abruzzi; l'ex centrale Enel; la mensa Crda; l'Ortofrutticolo e Museo del Mare

Gli esempi sono tanti ma quello più emblematico – almeno per l’impatto visivo – è forse il gasometro di via D’Alviano. Per alcuni di questi il Comune ha dei progetti in forno, per altri no.

Pensare alla rinascita di uno spazio urbano apre alla possibilità di concepire una città diversa nel suo complesso, ed è per questo che l’Ordine degli architetti di Trieste ha lanciato un concorso di idee per il recupero di sette aree “neglette” della città.

Trieste e i suoi luoghi da rilanciare: i sette punti inseriti nel Concorso di idee promosso dall'Ordine degli Architetti
Trieste e i suoi luoghi da rilanciare: i sette punti inseriti nel Concorso di idee promosso dall'Ordine degli Architetti

L’elenco

l’ex centrale Enel di Campo Romano a Opicina, il pregevole progetto dell’architetto Berlam cui si passa davanti ogni volta che si va a imboccare l’autostrada; il già citato gasometro del Broletto, vistosa eredità della duplice monarchia; l’ex mensa della fabbrica macchine di via Carli, progetto avveniristico per i tempi dell’architetto Marcello D’Olivo; lo spazio dell’ex Mercato ortofrutticolo ed ex Museo del mare; l’ex sede Irfop di Valmaura, una grande area dismessa progettata in origine da Umberto Nordio; la piazza Duca degli Abruzzi di fronte al Miela, oggi sostanzialmente un parcheggio; e infine lo spazio dell’ex Tripcovich, in cui il Comune intende realizzare oggi il progetto dell’“Occhio di Massimiliano”, di cui molto s’è scritto in queste settimane.

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Il concorso fa parte della rassegna di iniziative 2023-2024 intitolata “La città che vorrei”, e avviata in occasione del centenario dell’Ordine nazionale degli architetti, nel giugno scorso.

I contenuti sono stati elaborati dagli architetti Giulia Favi e Marco Fregonese.

La scadenza per la presentazione delle proposte è stata posticipata dall’Ordine al 23 gennaio, e le premiazioni sono previste durante il seminario di studio che l’1 e il 2 febbraio si terranno nell’Auditorium del Revoltella e nella Sala maggiore della Camera di commercio.

Spiega la presidente dell’ordine, Graziella Bloccari: «Le aree fanno parte di una mappatura più ampia, dal nome “I buchi neri di Trieste”, redatta qualche anno fa dal nostro consigliere Roberto Dambrosi. La selezione è avvenuta considerando il potenziale trasformativo dell’area e la possibilità di una rappresentazione che ne favorisse la riconoscibilità, visto che le proposte progettuali, alla conclusione del concorso, diventeranno dei manifesti che verranno affissi in città».

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Ma quali sono, agli occhi dell’ordine, i possibili sviluppi degli spazi abbandonati? Le aree individuate per il concorso, soprattutto l’ex Irfop e il Mercato ortofrutticolo, «hanno un grande potenziale trasformativo, capace di innescare processi virtuosi di rigenerazione urbana».

Ma il discorso vale per molte altre parti della città, è la riflessione dell’Ordine: anche l’area della Fiera e dell’Ippodromo (insieme all’ex sede dell’Aci) «potrebbero generare una nuova centralità che renda meno periferica la zona dei musei di via Cumano.

Senza dimenticare che la città non finisce all’ingresso della galleria di Montebello e che le cosiddette periferie, lontane dai flussi turistici, hanno bisogno di attenzione e manutenzione costante, soprattutto degli spazi pubblici e delle attrezzature. La somma degli spazi vuoti di Trieste ha una superficie di poco inferiore all’area di Porto vecchio».

Il concorso di idee è stato lanciato dall’Ordine per interloquire con i professionisti che apprezzano questo canale di comunicazione. Per quelli che preferiscono il confronto diretto si terrà il seminario di inizio febbraio. Nelle due giornate i partecipanti verranno divisi in tavoli di lavoro, moderati da professionisti e accademici di UniTs, divisi per ambito: ambiente e paesaggio; città e territorio; patrimonio; mobilità. Perché in una fase di cambiamento, una città ha bisogno di riflettere su sé stessa. 

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