La tragedia sul caicco a Lesina: «Così è morto mio marito»

Il drammatico racconto nella deposizione della moglie dell'imprenditore Eugenio Vinci di fronte al gip di Spalato: «Prima quell’odore terribile nelle cabine e poi la scoperta agghiacciante»
14.08.2019., Hvar - Policijski ocevid na jedrenjaku Atlantia na kojemu je doslo do smrti 57-godisnjeg talijanskog turista i teskog trovanja jos petero osoba. Photo: Ivo Cagalj/PIXSELL
14.08.2019., Hvar - Policijski ocevid na jedrenjaku Atlantia na kojemu je doslo do smrti 57-godisnjeg talijanskog turista i teskog trovanja jos petero osoba. Photo: Ivo Cagalj/PIXSELL

TRIESTE Emergono dettagli sconvolgenti sulla tragedia di Lesina, costata la vita otto giorni fa al 57enne turista siciliano Eugenio Vinci, stroncato dalle esalazioni di monossido di carbonio a bordo del veliero a motore Atlantia. La moglie della vittima, Manuela Fiasconaro, è stata ascoltata dal gip del Tribunale regionale di Spalato, al quale ha raccontato quanto accaduto nella loro vacanza dalmata, finita purtroppo in tragedia.

Vinci, la consorte, i loro figli di 5 e 14 anni, erano partiti assieme a quattro amici il 10 agosto scorso, toccando prima di Lesina l’isola di Lissa. Il terzo giorno della crociera erano andati a cenare in un ristorante di Lesina, dopo essersi lamentati con l’equipaggio a causa dell’odore sgradevole di benzina e poi di gas che, secondo la testimonianza della donna, aveva invaso le cabine.

La richiesta di tenere acceso il climatizzatore durante la notte a causa del gran caldo si è rivelata fatale in quanto il condizionatore, alimentato da un generatore di corrente a benzina con raffreddamento ad aria posizionato in sala macchine e quindi in violazione delle norme di sicurezza, avrebbe prodotto i gas tossici mortali.

«Con mio marito e il bambino di 5 anni eravamo sistemati in una cabina della parte poppiera dell’imbarcazione. Una decina di minuti dopo essere rientrati dalla cena, con mia figlia abbiamo deciso di andare a dormire. Non appena ho aperto la cabina, ci siamo accorte della puzza proveniente dal climatizzatore acceso che aveva invaso anche la mia cabina. Vinta dalla stanchezza mi sono addormentata. Mi sono svegliata poche ore dopo, dicendo a mio marito che stavo male. Eugenio è andato a cercare un membro dell’equipaggio e assieme hanno spento il climatizzatore. Avevo la nausea, mi girava la testa e sono stata nuovamente vinta dal sonno. Mi sono svegliata alle 10 del mattino, accorgendomi che il bambino aveva perso conoscenza. Sono andata in bagno e lì ho visto mio marito riverso sulla vasca da bagno, ormai privo di vita. Anche mia figlia giaceva priva di sensi. Il nostro amico Bruno Mancuso (sindaco del Comune siciliano di Sant’Agata di Militello ed ex senatore) e sua moglie stavano molto male. Disperati abbiamo chiamato subito i soccorsi».

Il proprietario e lo skipper dello yacht sul quale è morto il manager italiano Eugenio Vinci per avvelenamento da monossido di carbonio, sono stati arrestati e poi rimessi in libertà provvisoria per violazione delle norme di sicurezza a bordo. Violazione che avrebbe provocato le esalazioni letali. Entrambi hanno sostenuto negli interrogatori di non avere alcuna responsabilità Potranno difendersi a piede libero in quanto si è concluso che non vi sono gli estremi per disporre nei loro confronti la carcerazione preventiva.

I due figli, per giorni in coma farmacologico e ricoverati nel reparto pediatrico di terapia intensiva, stanno ora meglio, respirano autonomamente e nei prossimi giorni saranno ricoverati in ospedale a Roma. La Fiasconaro ha ringraziato i medici spalatini per il loro operato e impegno che ha permesso di salvare i suoi due figli. –


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo