La tragedia dopo solo pochi mesi dal trasloco
TRIESTE A quando risale precisamente il decesso di Marilisa Sardelli, classe 1955, nata a Soave vicino a Verona, che all’inizio di quest’anno aveva deciso di trasferirsi a San Giovanni al Natisone? E, soprattutto, sposando l’ipotesi del suicidio (al momento la più plausibile per le forze dell’ordine, ma non l’unica) perché la donna avrebbe dovuto scegliere proprio il bagagliaio della sua automobile come il luogo da dove dare l’addio al mondo?
Tasselli da sistemare per cercare di mettere insieme le ultime settimane di vita della 64enne, della quale si erano perse le tracce da metà marzo, quando ne era stata denunciata la scomparsa dalla sua ultima residenza nota: il civico 3 di via del Pino, a poche centinaia di metri dal centro di quella che era una delle capitali del triangolo della sedia.
In quell’appartamento, in una casa su due livelli, prima di sparire Marilisa Sardelli aveva lasciato i documenti, gli effetti personali e il telefono cellulare. Ed è sempre lì che lo scorso 14 marzo, dopo che la figlia (residente nella Bassa) ne aveva denunciato la scomparsa, i militari della locale Stazione dei carabinieri (al comando del maresciallo Gianluca Mondì) avevano trovato un biglietto, scritto a penna: parole confuse, assemblate in una sorta di sfogo contro quel mondo che negli ultimi mesi le sembrava sempre più stretto e soffocante e che solo a tragedia avvenuta potrebbe essere riletto come l’annuncio di un gesto disperato, alimentato dalla disperazione.
Particolari in ogni caso sufficienti per far partire la segnalazione alla Procura della Repubblica territorialmente competente (quella di Udine) e diramare la nota delle ricerche, rese tuttavia complicate dal fatto che la donna non aveva con sè il telefonino, in casi analoghi fondamentale per procedere all’individuazione (via satellite o attraverso il sistema gps) della persona. —
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